Poe, Edgar Allan
L’artista del terrore
Poeta, narratore e critico statunitense, Edgar Allan Poe è diventato il più famoso autore di narrativa fantastica grazie all’estrema sapienza tecnica con cui ha costruito i suoi racconti del terrore. È stato anche un grande teorico della letteratura e ha ispirato il più importante movimento poetico del secondo Ottocento, il simbolismo. Infine, Poe è considerato l’iniziatore di due generi letterari che hanno avuto grande successo: il racconto di detection, ovvero d’indagine deduttiva su un crimine misterioso, e il romanzo di fantascienza
Figlio di due attori girovaghi, Edgar Poe nasce nel 1809 a Boston. Resta orfano a tre anni e viene preso in casa da un mercante di Richmond, John Allan, che però non lo adotta legalmente. Durante gli anni molti sono i contrasti con il patrigno, il quale alla fine, anche a seguito di una serie di rovesci finanziari, obbliga nel 1826 il giovane ad abbandonare l’Università della Virginia, rifiutandosi di continuare a pagare la retta.
L’esordio letterario di Edgar Allan Poe avviene nel 1827, quando pubblica anonimamente la raccolta Tamerlano e altre poesie, cui seguono un secondo e un terzo volume, Al Aaraaf, Tamerlano e poesie minori (1829) e Poesie di Edgar A. Poe (1831). Nonostante qualche recensione favorevole, lo scrittore vive in condizioni quasi disperate fino al 1834, anno in cui il patrigno muore senza lasciargli nulla. Riesce comunque a pubblicare nelle riviste letterarie di Richmond e Baltimora alcuni racconti, e con uno di questi, Manoscritto trovato in una bottiglia, vince il primo premio di un concorso letterario, dando finalmente una svolta alla sua carriera.
Grazie alla relativa notorietà acquisita, Poe diventa uno dei principali recensori del Southern literary messenger, una rivista letteraria di Richmond. Ha così modo di rivelare la sua profonda conoscenza dell’estetica letteraria e di esporre la teoria da lui elaborata sul mestiere dello scrittore. Nel 1836 sposa la cugina Virginia, appena quattordicenne.
Continua intanto a scrivere racconti e, sebbene nelle recensioni dichiari ripetutamente di preferire i pezzi brevi perché permettono di raggiungere un effetto immediato e totale sul lettore (per Poe obiettivo primario di ogni opera letteraria), nel 1838 pubblica il suo primo e unico romanzo, Le avventure di Arthur Gordon Pym. Si tratta di uno dei primi esempi di science fiction, ovvero di narrativa d’invenzione scientifica, e parte dall’ipotesi che il Polo Sud presenti un’apertura che permette l’ingresso all’interno del globo terrestre, dove esisterebbe una terra incognita abitabile.
Il romanzo racconta le terribili avventure di un giovane, Arthur Gordon Pym, che si imbarca di nascosto su una nave assieme a un amico e deve affrontare ammutinamenti, tempeste, incontri con navi fantasma cariche di morti, e un viaggio oltre i limiti meridionali del mondo conosciuto. Esso culmina nello sbarco sull’isola di Tsalal, dove predomina il colore nero, a partire da quello dei nativi. Inizialmente amichevoli, costoro si rivelano traditori e assassini: Pym e i suoi amici sono costretti a fuggire su una canoa, dirigendosi ancora più a sud, verso l’interno stesso della Terra, sopra un mare «denso e opalescente come latte». La storia termina senza una vera fine, con l’apparizione all’orizzonte di una immensa figura bianca dall’oscuro significato.
Nella parte finale di Gordon Pym appare evidente il carattere allegorico di questo allucinato romanzo di avventure. Gli abitanti di Tsalal, descritti come selvaggi superstiziosi, infidi e violenti, rappresentano infatti le paure degli Stati schiavisti di quel Sud di cui Poe si sente figlio adottivo. Ma Gordon Pym è anche un tipico esempio di quel romanzo non-realistico, il romance, che domina la scena letteraria americana di metà Ottocento. Esso ha come centro narrativo il viaggio iniziatico di uno o più personaggi maschili alla ricerca di una propria identità, lontano dalla società civile e soprattutto dalle donne, che incarnano i valori morali del dovere e della responsabilità.
Il difficile rapporto con le donne torna, nella produzione di Poe, anche nei racconti e nelle poesie in cui le donne sono ben presenti, oggetto di un interesse controverso e doloroso. Lo scrittore teorizzerà infatti in La filosofia della composizione (1846) che non v’è oggetto più poetico della «morte di una bella donna» (il saggio analizza una poesia dello stesso Poe, Il corvo, che di questo tratta). Anche in vari racconti manifesta il proprio disagio raccontando storie di vittime femminili più o meno innocenti, che peraltro spesso si vendicano rifiutando il loro destino e addirittura tornando dalla morte, con effetti devastanti sui loro uomini, come nei racconti Ligeia e La caduta di Casa Usher.
Spesso nei racconti di Poe sono gli stessi personaggi, che di solito sono anche i narratori, ad analizzare la propria follia. In più di un racconto il tema centrale è quello del doppio, del sosia, come in William Wilson. Ma anche nei racconti che hanno come protagonista il prototipo del moderno detective, Auguste Dupin, la stessa razionalità che egli mette in campo contro il mistero è a sua volta inquietante per il furore di voler capire. Essa si attiva quando è attratta da qualche crimine apparentemente insolubile, come nel celebre Il duplice assassinio della rue Morgue, considerato il capostipite del genere poliziesco, oppure in Il mistero di Marie Rôget, o in La lettera rubata. A volte i meccanismi della mente disturbata sono esaminati dal punto di vista non del detective, ma del criminale, come in Il gatto nero, Il cuore rivelatore, Il barile di Amontillado. Altri racconti si focalizzano sui processi psicologici innescati dal terrore più puro: Una discesa nel maelstrom, Il pozzo e il pendolo, La sepoltura prematura, La maschera della morte rossa.
In molti altri racconti, oggi meno noti, Poe si diletta invece in un crudo sarcasmo che sfocia nel grottesco. L’autore medesimo riconosce questa sua duplicità contrapponendo nel titolo della sua prima raccolta di racconti, Racconti del grottesco e dell’arabesco (1840), l’«arabesco» (la tendenza a cesellare eleganti prodotti letterari anche quando l’argomento è cupo e l’atmosfera terrorizzante) appunto al «grottesco», che ha invece l’obiettivo di generare nel lettore un’immediata riposta di repulsione.
La pubblicazione della poesia Il corvo e della seconda raccolta di Racconti, nel 1845, segna l’apice della relativa fortuna letteraria di Poe in vita. Di lì a poco una serie di vicende negative lo sprofonda in una depressione che egli cerca di alleviare ricorrendo all’alcol, ma che viene acuita dalla morte della moglie Virginia nel 1847.
Nel 1848 Poe riesce a pubblicare una sorta di trattato cosmologico in forma di poema in prosa, Eureka, che tenta di rintracciare un ordine razionale nell’Universo, ma la sua vita personale sembra precipitare inesorabilmente nel caos: numerose relazioni sentimentali di breve durata, feroci e sfortunate polemiche letterarie e politiche, il tentativo fallito di fondare una sua rivista letteraria, attacchi di ipocondria e di paranoia. Edgar Allan Poe muore in un ospedale di Baltimora nel 1849 dopo essere stato trovato in strada, tre giorni prima, in preda al delirium tremens. Le cause della morte (abuso d’alcol, avvelenamento, diabete, rabbia?) non saranno mai chiarite del tutto.
Fino alla metà del Novecento, in America Poe è stato una presenza culturale poco evidente, spesso posta in secondo piano nelle antologie e nelle storie letterarie. Nel frattempo, però, in Europa si è sviluppato un mito parallelo che ha fatto di Poe l’archetipo del poeta maledetto, perché incapace di accontentarsi della superficie della realtà e ossessionato dalla ricerca di significati misteriosi negli oggetti della quotidianità.
Charles Baudelaire e i simbolisti (simbolismo) francesi lo eleggeranno a nume tutelare proprio perché la sua ricerca poetica ed estetica si concentra sul simbolo. Ma sarebbe passato più di un secolo dalla sua scomparsa prima che lo scrittore conquistasse infine il favore del pubblico e della critica di tutto il mondo, che hanno riconosciuto in lui l’artefice principale di una letteratura del mistero e del terrore in grado di scavare nelle angosce rimosse degli individui e delle collettività e di tradurle in perfetti meccanismi narrativi.