Quinta lettera dell’alfabeto latino.
Trae origine dalla lettera E dell’alfabeto greco, che a sua volta risale a un prototipo fenicio usato dai Fenici propriamente con il valore di h.
In fonetica, nell’ortografia italiana la lettera e rappresenta due distinti fonemi vocalici, la e aperta o larga ‹è› e la e chiusa o stretta ‹é›. Le due vocali appartengono alla serie palatale e sono intermedie tra la a e la i. La distinzione tra i due fonemi è pienamente valida soltanto per la e tonica (e senza effetto nel verso); per la e semitonica (con accento secondario) la distinzione è solo facoltativa e per la e del tutto atona perde ogni valore: la e atona italiana ha un suono uniforme, piuttosto chiuso, con qualche non grande differenza da posizione a posizione, sicché, per es., le e di sellato (der. di sèlla) e di stellato (der. di stélla) non differiscono tra loro. Sotto l’accento la distinzione è netta, ma l’ortografia ordinaria non ne tiene conto, tanto che si scrivono allo stesso modo parole come, per es., affètto «ostento» e affétto o «taglio a fette», pèsca frutto e pésca «il pescare» ecc. Nascono da quest’insufficienza dell’ortografia non poche incertezze di pronuncia. Regole generali di pronuncia si possono dare solo in riferimento a determinati suffissi o desinenze e valgono quindi per limitate serie di vocaboli. L’apparente disordine nella distribuzione delle é e delle è nelle parole italiane ha però le sue ragioni, che sono chiarite dalle seguenti regole fondamentali di fonetica storica: a) la é italiana continua la é del tardo latino, in cui si erano venuti a confondere, scomparsa la funzione distintiva della quantità, ĭ ed ē del latino classico (es. pélo, lat. pĭlus; crédo, lat. crēdo); b) la è italiana continua (dittongata in iè se in sillaba libera) la è del tardo latino, ĕ o ae del latino classico (es. liève, lat. lĕvis; lièto, lat. laetus); c) la e tonica delle voci dotte, qualunque ne sia l’origine, e fatta solo eccezione per casi d’analogia, è pronunciata aperta (es. cèreo, dal lat. cēreus). Più intricate sono le vicende della e atona, anch’essa continuatrice in teoria di ae, ĕ, ē, ĭ del latino, ma tale di fatto soltanto in posizione postonica, perché soppiantata da i quasi sempre in posizione protonica (qualche eccezione: ospedale, lat. hospĭtale; estate, lat. aestatem ecc.); la e protonica italiana è generalmente un indizio dell’origine dotta del vocabolo.
Con il simbolo e si indica usualmente la carica elettrica dell’elettrone.
In spettroscopia, il simbolo E indica la riga di Fraunhofer di lunghezza d’onda λ=5969,723 Å nella regione verde dello spettro solare.
La lettera E indica spesso un’energia o una forza elettromotrice; designa anche l’equivalente meccanico del calore. È anche la denominazione di uno degli strati della ionosfera (strato di Heaviside o di Kennelly-Heaviside).
La lettera E è usata per indicare l’intensità del campo elettrico.
La lettera e indica la costante di Nepero (➔ Napier, John), base dei logaritmi naturali.
Per l’accezione musicale ➔ notazione.