Nel linguaggio tecnico e scientifico, d. dell’energia è, in genere, la trasformazione di una forma di energia in un’altra che va perduta o, comunque, non è direttamente utilizzabile ai fini ai quali essa era primitivamente destinata. Tutti i fenomeni naturali, irreversibili per la presenza di resistenze e di attriti, sono inevitabilmente accompagnati da una d. di energia, che in questo caso è una vera e propria degradazione.
Una grandezza, un fenomeno o un elemento legato a processi nei quali si verifica d. di energia è detto dissipativo. Per es., in un’equazione descrivente il moto di un corpo in un mezzo resistente, si chiama termine dissipativo quello tra i termini dell’equazione che dà conto della perdita di energia conseguente alla resistenza del mezzo; in un circuito elettrico, elementi dissipativi sono quelli resistivi, in cui energia viene dissipata in calore per effetto Joule. Struttura dissipativa Concetto introdotto da I. Prigogine per indicare particolari configurazioni assunte dai sistemi termodinamici in condizioni di non equilibrio (➔ termodinamica). In un sistema aperto vicino all’equilibrio gli scambi di energia determinano fluttuazioni del sistema, attorno allo stato di equilibrio, che tendono a decrescere, ma se il sistema si trova lontano dall’equilibrio i flussi di energia possono dar luogo a fluttuazioni che si amplificano al punto di generare strutture organizzate, dette dissipative perché rese stabili proprio dagli scambi energetici.
Si dice potenza dissipata quella che, in una macchina, in un processo ecc. viene considerata perduta ai fini dell’utilizzazione.