digital inclusion
<dìǧitl inklùu ʃ̌n> locuz. sost. ingl., usata in it. al femm. – Processo tendente a favorire l'accesso ai benefici della tecnologia dell’informazione e della comunicazione (ITC) da parte di tutte le persone e dei gruppi di individui che rischiano di rimanerne esclusi (v. ). Il tema della d. i. è centrale nelle politiche europee, perché complementare all'istanza di una società dell’informazione per tutti, emersa già nell’Agenda di Lisbona del 2000. L'argomento inoltre è stato sottoposto all’attenzione anche di importanti organizzazioni internazionali come la Banca mondiale, il G8, il World economic forum, includendo il World summit of the information society degli anni 2003 e 2005. Tali iniziative hanno mobilitato nel merito innumerevoli attori della società civile: ONG, aziende, istituzioni, università. Il digital divide e la d. i. hanno avuto da sempre un carattere nazionale (all’interno di uno stesso Paese) e internazionale (divario tra paesi diversi). Per questo i governi e le organizzazioni internazionali hanno cercato di affrontare il problema, sviluppandolo su tali due livelli, in particolar modo nelle aree più povere del mondo, come l’Africa, dove ancora nel 2011 soltanto l’11% della popolazione usa Internet con un forte dislivello tra diversi paesi (per es., in Nigeria Iternet è usato dal 44% della popolazione, contro l’1,4% dello Zimbabwe, mentre nell’Unione Europea il numero di utenti arriva al 65% e negli Stati Uniti e in Giappone al 77% e al 78%). Tali differenze fanno sì che il problema dell’accesso alle nuove tecnologie sia ancora prevalente e ostacoli il processo di digital inclusion. La situazione favorisce soluzioni alternative come dimostra, per esempio, la forte crescita della telefonia mobile in Africa e in altre aree povere del mondo. Nel 2010, il numero di abbonati alla telefonia mobile ha raggiunto 500 milioni nel continente africano, pari al 50% della popolazione. Così il telefono cellulare sta diventando la piattaforma di riferimento per lo sviluppo di servizi digitali come informazioni di mercato, trasferimento di denaro, salute e così via. Nei paesi più sviluppati il problema di accesso fisico al computer per i settori della popolazione più a rischio di esclusione è minore e la preoccupazione si concentra sempre di più nel facilitare l’uso dei servizi di e-government (v.), e-health (v.) ed e-banking (v. banca telematica). Questa tendenza si manifesta attraverso l’evolversi di iniziative finalizzate all’inclusione digitale come l’alfabetizzazione digitale per i settori più svantaggiati della popolazione (anziani, immigrati, rifugiati ecc.). L’Agenda digitale europea (v. Digital agenda for Europe) sottolinea la centralità della d. i. nel contesto delle grandi sfide che si prospettano al continente, come per esempio l’impulso all’active and healthy ageing (invecchiamento attivo e in buona salute), l’ambiente e l’educazione.