Lohmann, Dietrich (propr. Dieter)
Direttore della fotografia tedesco, nato a Schnepfenthal (Berlino) il 9 marzo 1943 e morto a Duarte (California) il 13 novembre 1997. Votato a un realismo senza orpelli, capace di combinare intelligentemente il lavoro alla camera con un'illuminazione essenziale, incarnò l'etica del nuovo cinema tedesco tra la fine degli anni Sessanta e Settanta, girando on the road cortometraggi e lungometraggi per diversi autori, in particolare Bernhard Sinkel e Hans Jürgen Syberberg, ma soprattutto per Rainer Werner Fassbinder, per il quale firmò le immagini di quattordici film, per il cinema e per la televisione. Negli ultimi anni della sua carriera, emigrato a Hollywood, portò il suo gusto realista in alcuni kolossal catastrofici e d'azione. Nel 1970 ottenne la Pellicola d'oro del Deutscher Filmpreis per le opere di Fassbinder Liebe ist kälter als der Tod (1969; L'amore è più freddo della morte), Katzelmacher (1969; Il fabbricante di gattini) e Götter der Pest (1970; Il dio della peste), e per Ein Grosser grau-blauer Vogel (1971) di Thomas Schamoni. Nel 1989 gli venne assegnato il premio dell'American Society of Cinematographers per la mini serie televisiva War and remembrance (1989) di Dan Curtis.Formatosi alla Fachschüle für Foto, Optik und Film di Berlino, iniziò a lavorare per la Olympia-Film, piccola società di Monaco. Alla fine degli anni Sessanta prese parte ad alcune delle ultime produzioni dello Junger Deutscher Film. Nel 1968 fu assistente di Thomas Mauch in Lebenszeichen di Werner Herzog, e di Mauch e Günther Hörmann in Die Artisten in der Zirkuskuppel: ratlos (Artisti sotto la tenda del circo: perplessi) di Alexander Kluge, ed esordì come direttore della fotografia in Neun Leben hat die Katze di Ula Stöckl. Un anno più tardi ebbe inizio la sua collaborazione con il giovane Fassbinder, per il quale curò la fotografia di quasi tutti i film da Liebe ist kälter als der Tod a Fontane Effi Briest (1974; Effi Briest), in un quinquennio che abbraccia altri capolavori come Der amerikanische Soldat (1970; Il soldato americano), Händler der vier Jahreszeiten (1972; Il mercante delle quattro stagioni) e Wildwechsel (1972; Selvaggina di passo). I film fotografati da L. per Fassbinder utilizzavano liberamente il 16 mm, il 35 mm e perfino il video, e dal punto di vista luministico s'ispiravano a un minimalismo fotografico che si addiceva alla messa in scena essenziale. La collaborazione tra i due cineasti si estese anche alla regia del televisivo Bremer Freiheit (1972). Parallelamente ad altre esperienze nel campo della regia (peraltro trascurabili), L. lavorò negli anni Settanta anche con altri autori del Neuer Deutscher Film (v. Germania), come Edgar Reitz, Robert Van Ackeren, Alf Brustellin, Erwin Keusch, ma soprattutto Syberberg e Sinkel, per ciascuno dei quali fotografò quattro film: per il primo, dal televisivo Ludwig ‒ Requiem für einen jungfräulichen König (1972) a Hitler ‒ Ein Film aus Deutschland (1977; Hitler ‒ Un film dalla Germania), e per il secondo, da Berlinger (1975) a Kaltgestellt (1980). Prese inoltre parte a Deutschland im Herbst (1978; Germania in autunno), un'opera collettiva che riunì la maggior parte dei migliori cineasti tedeschi in un'accesa denuncia delle derive antidemocratiche del governo.
Nel corso degli anni Ottanta si dedicò prevalentemente alle produzioni televisive (in genere a fianco di Sinkel o di Peter Patzak), tra le quali War and remembrance, un kolossal di produzione americana ma girato in gran parte in Europa, cui iniziò a collaborare nel 1986 e che segnò una svolta nel suo stile. Per condurne a termine la lavorazione si trasferì negli Stati Uniti, dove ‒ dopo il successo di questa mini serie ‒ all'inizio degli anni Novanta volle stabilirsi definitivamente, seguendo l'esempio di un altro grande operatore tedesco della sua generazione, Michael Ballhaus. Collaborò con Richard Rush (Color of night, 1994, Il colore della notte), e firmò anche la fotografia di alcuni film di registi europei, come il connazionale Carl Schenkel (Knight moves, 1992, Scacco mortale) o la francese Chantal Akerman (Un divan à New York, 1995, Un divano a New York). In breve si ritrovò nel ristretto novero dei grandi direttori della fotografia europei che stavano portando una ventata di autenticità nel gusto fotografico hollywoodiano. Tornò occasionalmente nel vecchio continente per girare produzioni impegnative quali Milena (1991) di Véra Belmont e il film spionistico The innocent (1993) di John Schlesinger. Nella seconda metà degli anni Novanta divenne l'operatore di Mimi Leder, per la quale fotografò in maniera non convenzionale The peacemaker (1997), film con cui la DreamWorks SKG intendeva stabilire nuovi standard figurativi del film d'azione, e Deep impact (1998), disaster movie per il quale valorizzò le potenzialità visive del formato super 35 mm. Colpito da una malattia fulminante, fu costretto ad abbandonare la lavorazione di Deep impact e morì prima dell'uscita del film.Negli anni Settanta aveva insegnato alla Deutschen Film- und Fernsehakademie di Berlino e alla Hochschule für Fernsehen und Film di Monaco. Tra gli altri registi con i quali ebbe modo di lavorare da ricordare soprattutto Andrew Birkin, Paul Wendkos, Volker Schlöndorff e Lewis Teague.
C. Hembus, Für Experimente immer zu haben…, in "Film & TV Kameramann", 1984, 2, pp. 76-80; B. Fisher, Terror at ground zero, in "American cinematographer", 1997, 9, pp. 30-32 e passim; H. Sanders-Brahms, Der preussische Kameramann, in "FilmGeschichte", 1998, 11-12, pp. 108-09.