L’insieme delle pratiche che tendono ad accrescere e a preservare la bellezza del corpo e soprattutto del volto. Alcune cure hanno carattere specificamente medico e sono, quindi, di pertinenza di un apposito settore della medicina, la medicina estetica. Essa comprende nel suo ambito numerose specializzazioni, sia mediche sia chirurgiche, e si propone l’eliminazione degli inestetismi e dei segni di invecchiamento, soprattutto quando questi producono un grave disagio psicofisico in chi ne è affetto. Alla cura della bellezza mira, inoltre, l’utilizzo dei prodotti cosmetici, che, oltre ad assolvere finalità estetiche e igieniche, tendono ad avere anche una funzione eutrofica, cioè a mantenere le migliori condizioni anatomiche e funzionali delle zone su cui vengono applicati (➔ cosmetici).
Nel corso dei secoli, si possono cogliere esempi significativi dell’attività volta a correggere gli inestetismi e, nel contempo, a cercare di attenuare o camuffare i segni dell’invecchiamento. Gli Egizi, per es., avevano elaborato una serie di prodotti per la terapia delle alopecie; inoltre praticavano interventi chirurgici sui cadaveri dei faraoni e dei dignitari di corte per far sì che mantenessero un aspetto dignitoso anche dopo la morte. I Romani e gli Indiani, con strumenti rudimentali (uncini, coltelli, spatole ecc.), praticavano la chirurgia delle parti più superficiali del corpo. Il pioniere della chirurgia plastica ed estetica è stato, però, nel 16° sec., G. Tagliacozzo (o Tagliacozzi, autore del primo trattato sistematico sulla materia), che realizzò alcuni interventi chirurgici al naso, interessandosi anche di trapianti d’osso e di cute. Nello stesso periodo, L. Fioravanti produceva e metteva a punto creme per conferire alla cute un aspetto migliore e collutori che rendevano più chiari i denti. Si deve giungere al 19° sec. per registrare un vero impulso della chirurgia plastica, soprattutto in Germania e negli Stati Uniti, dove fu perfezionato l’intervento di rinoplastica e furono realizzati i primi interventi di mastoplastica riduttiva. Nel 1918 J. Lexter ideò il lifting, che venne successivamente realizzato dal chirurgo francese S. Noel. A un francese, Y.G. Illouz, si deve la prima applicazione (1982) della lipoaspirazione.
Gli obiettivi della chirurgia estetica si possono suddividere in tre grandi gruppi: correzione dei difetti di sviluppo che portano la morfologia dell’individuo, una volta raggiunta l’età adulta, a discostarsi dalla norma estetica media; minimizzazione degli effetti dell’invecchiamento; ripristino dei contorni e delle forme globali del corpo.
Nel primo gruppo sono compresi interventi mirati a correggere le caratteristiche di alcune parti della testa: la rinoplastica per accorciare, allungare o restringere la piramide nasale e soprattutto rettificare il profilo; l’ otoplastica, per correggere le cosiddette orecchie a sventola; il modellamento degli zigomi mediante inserimento di protesi rigide; la mentoplastica additiva o riduttiva per correggere il profilo del mento, con avanzamento e retrazione o retropulsione della mandibola.
Il secondo gruppo di interventi mira a correggere i segni dell’invecchiamento, quali il rilassamento cutaneo e la comparsa di rughe e di macchie, in diversi distretti corporei. Scopo degli interventi sulla superficie cutanea (peeling chimici, dermoabrasioni, laser resurfacing) è di eliminare lo strato più superficiale dell’epidermide, al fine di ottenere un aspetto più levigato e uniforme della cute; si tratta di operazioni utili solo per eliminare difetti quali le rughe più sottili del volto o gli esiti superficiali dell’acne giovanile. Per correggere gli infossamenti e gli appiattimenti, come rughe o cicatrici infossate, si tende prevalentemente a iniettare a livello del tessuto sottostante i cosiddetti filler, ovvero sostanze di origine per lo più biologica, così da riempire il difetto; i materiali più comunemente utilizzati sono il collagene, l’acido ialuronico o il grasso autologo. L’intervento finalizzato a correggere le alterazioni del viso dovute all’invecchiamento, è la ritidectomia, meglio conosciuta come lifting facciale; si attua procedendo a un’incisione cutanea a livello della regione preauricolare e retroauricolare, fino alla regione occipitale, praticando inoltre, quando le conseguenze dell’invecchiamento sono particolarmente marcate, un’incisione cosiddetta coronale, nascosta nel cuoio capelluto al confine tra la regione frontale e parietale. Le numerose metodiche di blefaroplastica mirano alla rimozione della cute in eccesso, alla correzione della ptosi palpebrale e della posizione delle rime palpebrali.
Il terzo gruppo comprende l’eliminazione delle adiposità localizzate, attraverso la cosiddetta liposuzione meccanica o a ultrasuoni (il principio generale è quello di praticare minuscole incisioni in corrispondenza delle regioni interessate, di introdurvi cannule cave allo scopo di ottenere una frantumazione del tessuto adiposo, che viene contemporaneamente risucchiato attraverso di esse), la correzione del rilasciamento cutaneo, principalmente dei tessuti addominali (addominoplastica), il rimodellamento delle mammelle (mastoplastica additiva, in cui si inserisce, in anestesia generale, una protesi al di sotto della ghiandola mammaria o del muscolo grande pettorale, al fine di aumentare il volume delle mammelle; mastoplastica riduttiva, con cui si ottiene una riduzione del volume delle mammelle attraverso l’escissione del tessuto mammario eccedente, insieme alla cute sovrastante e al riposizionamento del complesso areola-capezzolo; mastopessi, in cui si elimina la cute in eccesso senza asportare il tessuto sottostante, per correggere la forma e la posizione di mammelle ptosiche, ossia rilasciate).