crosta terrestre
Il guscio esterno del Pianeta dove è scritta la sua storia
L'involucro solido del Pianeta, la crosta terrestre, è distinto in due parti fondamentali, la crosta oceanica e la crosta continentale, che giocano un ruolo centrale nell'evoluzione della Terra verso un equilibrio stabile. Durante un lunghissimo percorso, iniziato con la nascita della Terra, nella crosta terrestre si sono verificati immani fenomeni che hanno condizionato la sua storia e la vita sul nostro pianeta
La crosta terrestre è la parte più esterna del pianeta Terra, del cui intero volume essa costituisce soltanto l'1%, una sorta di involucro di piccolissimo spessore, qualche decina di chilometri appena. Eppure, a dispetto delle modeste dimensioni relative, il suo significato geologico è notevolissimo. Innanzitutto è il luogo dove si formano e vengono smantellate le rocce, attraverso processi che contemplano scambi di materia con il mantello terrestre, con la biosfera, con l'idrosfera e l'atmosfera.
La crosta è anche, in un certo senso, l'archivio storico della Terra, perché custodisce le tracce dei fenomeni biologici e geologici che si sono succeduti nel Pianeta: contiene infatti i fossili ed è attraversata da pieghe e faglie. Infine essa detiene e preserva i giacimenti delle risorse minerali e delle fonti energetiche più utilizzate dall'uomo.
Gli studi scientifici sulla crosta ebbero grande impulso all'inizio del Novecento. Nel 1908, il sismologo istriano Andrija Mohorovičić, studiando la propagazione delle onde sismiche nel sottosuolo, individuò che esse subivano un sensibile aumento di velocità a una specifica profondità e ipotizzò correttamente che lì si doveva verificare il passaggio tra crosta e mantello, da quel momento in poi denominato moho.
Più o meno contemporaneamente, uno scienziato tedesco, Alfred Wegener, intuiva il concetto rivoluzionario di una superficie terrestre mobile, processo da lui stesso definito deriva dei contenenti. Secondo la sua interpretazione, i continenti, costituiti da crosta a composizione granitica più leggera, avrebbero 'galleggiato' su un livello crostale a composizione basaltica più pesante.
Oggi sappiamo che la struttura della crosta è diversa. Le due grandi unità in cui si suddivide, crosta continentale e crosta oceanica, sono in realtà ben distinte (v. fig.). La crosta continentale coincide con la massa dei continenti e continua sotto il livello del mare fino alla profondità della scarpata continentale. Ha uno spessore medio di circa 35 km che aumenta nelle zone delle catene montuose fino a circa 60÷70 km, è suddivisa da una seconda superficie di discontinuità (detta discontinuità di Conrad) in una parte superiore composta da rocce ignee, sedimentarie e metamorfiche ‒ che nell'insieme hanno una composizione di tipo granitico (granito) ‒ e una parte inferiore costituita da rocce metamorfiche di alta temperatura; le sue rocce più antiche risalgono a circa 4 miliardi di anni fa.
La crosta oceanica, invece, forma i fondali degli oceani e degli abissi oceanici e si trova a una quota media che è di 4 km inferiore rispetto a quella della crosta continentale. Ha uno spessore medio di circa 6 km che si riduce notevolmente in prossimità delle dorsali oceaniche. Diversamente da quella continentale, le cui rocce si trovano in ammassi spesso caotici, la crosta oceanica possiede una stratificazione regolare costituita, dall'alto verso il basso, da un sottile livello di sedimenti che ricopre un corposo strato di basalto, roccia ignea effusiva, sormontante a sua volta un terzo strato di gabbro, roccia ignea intrusiva. Le rocce della crosta oceanica non sono più antiche di 190 milioni di anni. Queste marcate differenze si spiegano con fenomeni globali che hanno origine nel mantello terrestre e che sono oggi inquadrati in modo coerente nel modello della tettonica a placche. In estrema sintesi, possiamo considerare la crosta continentale come lo stadio terminale di un processo planetario che tende a stratificare la materia secondo il suo peso. Al processo partecipa la crosta oceanica trasferendo materia dal mantello alla crosta continentale, attraverso complessi cicli geologici che si manifestano anche con la formazione delle montagne.