Tecnica chirurgica basata sull’utilizzazione del freddo a temperature al di sotto del punto di congelamento. Le basse temperature formano cristalli di ghiaccio all’interno delle cellule bersaglio con conseguente distruzione. Il mezzo raffreddante o criogeno più comunemente utilizzato è l’azoto liquido, anche se sono disponibili fonti alternative come gas argon liquefatto e miscele a base di acetone e biossido di carbonio.
Nota sin dalla metà del 19° sec., la c. trova applicazione nel trattamento di un vasto numero di patologie cutanee benigne e maligne come nevi, papillomi, basaliomi, spinaliomi, e cheratosi attiniche. Può anche essere impiegata per il trattamento di patologie maligne di organi interni come tumori retinici, epatici, prostatici e della cervice uterina. La crioftalmologia prevede l’utilizzazione di procedimenti congelanti negli interventi chirurgici sulla retina (distacco) e di asportazione della cataratta.
Per le applicazioni in c. dell’anidride carbonica solida (neve carbonica) si usa il criocautere.