Scultore greco (5º sec. a C.) nativo di Cidonia in Creta, attivo ad Atene tra il 450 e il 420. Gli sono attribuite varie opere andate perdute; fra quelle ricostruibili attraverso copie romane, sono il ritratto di Pericle (conservatoci in 5 copie), in cui lo stratega è fortemente idealizzato, e l'Amazzone ferita, opera arrivata terza, dopo quelle di Policleto e Fidia, a un concorso di originali bronzei per l'Artemision di Efeso: l'opera di C. raffigura una giovane donna stancamente appoggiata alla lancia, mentre senza alcun eroismo ma con trepidazione e paura scopre la ferita al seno: nell'affiorare di questi sentimenti umani in opere in cui è ancora avvertibile l'astratta costruzione figurativa policletea sta la novità di C. che, al declino del periodo aureo di Atene, vive i tempi calamitosi delle sconfitte militari del primo periodo della guerra del Peloponneso e della peste che porta desolazione in tutta l'Attica. L'Amazzone è stata riconosciuta in una copia di Sosicle conservata a Roma nel museo Capitolino. È ricordato anche un suo Doriforo e gli sono stati attribuiti l'Atena di Velletri e il Diomede di Monaco.