In ecologia, lo stadio finale stabilizzato di una successione (➔) ecologica. In un ecosistema in sviluppo si rilevano processi di modificazione della struttura e della costituzione della comunità biotica, che a loro volta inducono modificazioni sull’ambiente. In pratica la successione ecologica è controllata dalla comunità (autopoiesi) anche se i fattori fisici determinano molti parametri dello sviluppo. Allo stadio di c. il sistema raggiunge il massimo della biomassa e le interazioni tra le varie specie della comunità sono esclusivamente di tipo positivo; inoltre non c’è accumulo netto di materia organica perché la produzione è perfettamente bilanciata dal consumo. La condizione di c. praticamente non viene mai raggiunta; lo stato stazionario, in effetti, è incompatibile con l’ecosistema e la nozione di c. viene riferita a comunità più o meno stabili che si rilevano negli stadi avanzati delle successioni ecologiche, in assenza di perturbazioni esterne. Le comunità dette di c. sono denominate in base all’associazione vegetale che le caratterizza: Quercetum, Fagetum ecc. Il disclimax è una condizione di c. di disturbo mantenuto da circostanze, come interventi dell’uomo, pascolo eccessivo, incendio ricorrente, che determinano una comunità vegetale relativamente stabile, ma diversa da quella di climax. Lo pseudoclimax è invece uno stadio della successione ecologica che si stabilizza grazie all’intervento, periodico o costante, di fattori che non permettono l’evoluzione verso il c., quali il fuoco o il vento. Esempi di pseudoclimax sono la macchia mediterranea, che non evolve verso il bosco a causa dell’azione costante dei venti salmastri, o la savana africana, la cui evoluzione è bloccata dal ricorrere periodico degli incendi.
Per il c. in linguistica, ➔ gradazione.