gufi, civette e barbagianni
Uccelli del malaugurio?
Nelle tradizioni e nell'immaginario dei popoli di tutto il mondo, i rapaci notturni sono sempre stati un simbolo negativo, capace di suscitare timore e diffidenza. Le abitudini notturne, il comportamento predatorio, i grandi occhi frontali, la voce inquietante, i ciuffi sul capo simili a due diabolici cornetti sono le caratteristiche che hanno fatto associare questi uccelli alla magia e al malocchio. In realtà si tratta di adattamenti a un ruolo assai importante nelle catene alimentari e di grande utilità per l'uomo: il controllo dei roditori infestanti
L'ordine degli Strigiformi è diffuso in tutto il mondo, dalla tundra artica alle foreste tropicali, e comprende circa 300 specie. Si tratta di uccelli predatori che generalmente svolgono la loro attività nelle ore comprese fra il tramonto e l'alba.
Solo in alcuni ambienti particolari troviamo specie attive anche di giorno. Per esempio, il gufo delle nevi e altre specie dell'estremo nord cacciano sia di giorno sia di notte, un adattamento in risposta alle lunghe giornate dell'estate artica in cui il Sole non tramonta mai. Anche nelle foreste tropicali, dove la luce trapela debolmente fra la densa vegetazione, alcuni Strigiformi si mantengono attivi durante tutte le ore.
L'aspetto di questi uccelli è inconfondibile per alcune caratteristiche costanti: testa grande e rotonda, occhi frontali, becco adunco e seminascosto tra le piume. Il piumaggio non è mai vivacemente colorato, come si conviene a uccelli le cui piume non riflettono mai la luce del Sole e che riconoscono i propri compagni soprattutto in base a richiami sonori. Questi ultimi sono molto forti e possono essere uditi a grande distanza; inoltre, sono diversi da specie a specie in modo da evitare errori e perdite di tempo nella ricerca del partner. Grazie ai richiami, i maschi segnalano i confini del loro territorio e indicano la propria presenza alle femmine.
Per svolgere il loro ruolo di predatori notturni, evitando così la competizione con altri uccelli rapaci, gli Strigiformi possiedono grandi occhi, con iride di vario colore (giallo, bruno, rosso, nero), che consentono un'ottima visione anche in condizioni di oscurità quasi completa. Inoltre, gli occhi sono posti anteriormente, in modo da realizzare una vista stereoscopica e individuare così le prede con grande precisione. Ma ciò che caratterizza questi predatori è l'udito assai efficiente e capace di percepire ogni minimo fruscio.
Il collo può essere ruotato completamente, in modo da garantire la visione in tutte le direzioni e localizzare i movimenti delle prede. Gli artigli sono grandi e forti, spesso rivestiti di piumino per meglio sopportare il freddo della notte.
Topi, ghiri, pipistrelli, toporagni, gechi, rospi, raganelle e grossi insetti sono le prede più frequenti degli Strigiformi. Tuttavia, alcune specie riescono a catturare animali di taglia maggiore: i grandi gufi reali, per esempio, possono divorare martore, lepri, e perfino giovani volpi. Inoltre, esistono anche gufi pescatori, capaci di afferrare i pesci immergendo le zampe nell'acqua.
Una caratteristica degli Strigiformi è il volo silenzioso: ciò è dovuto alla presenza di tante minute piume che rivestono le ali e attutiscono il rumore provocato dal battito. Ciò è importante per la cattura di roditori e pipistrelli, il cui udito è estremamente fine.
Molti Strigiformi inghiottono le loro prede intere, soprattutto quelle di piccole dimensioni, e pertanto ingeriscono anche parti del corpo scarsamente digeribili, come le ossa e i peli delle vittime. Per liberarsi di questi residui alimentari, i rapaci espellono le borre, pacchetti di peli e piume che contengono al loro interno gli ossicini delle prede. Le borre si trovano facilmente sotto il nido dei rapaci oppure sotto certi alberi o rocce che essi utilizzano di preferenza come posatoi.
Molti zoologi raccolgono le borre, dopo aver identificato il rapace che le ha emesse, e le sezionano in laboratorio per capire che cosa ha mangiato l'uccello. Dal riconoscimento dei resti (crani di piccoli mammiferi e uccelli, frammenti di insetti) gli zoologi ricostruiscono la dieta delle varie specie. Talvolta, invece, le borre sono usate per capire quali specie di Mammiferi di piccola taglia vivono in una certa area, evitando di doverli catturarli.
Quasi tutti gli uccelli diurni diventano assai aggressivi quando sorprendono uno strigiforme in pieno giorno. Sembra quasi che vogliano vendicarsi del predatore che di notte li attacca mentre dormono. Di fatto, lo assalgono in gruppo, gridando, volandogli intorno, e cercando di beccarlo.
Questo comportamento, detto mobbing interspecifico, poiché avviene tra individui di specie diverse, ha la funzione di allontanare il predatore dal proprio territorio ed è particolarmente intenso quando gli uccelli trovano il rapace notturno nei pressi del loro nido. Per questa ragione, gli Strigiformi si tengono ben nascosti durante il giorno ed entrano in attività solo quando gli altri uccelli dormono.
La tendenza degli uccelli al mobbing è stata sfruttata per secoli dai cacciatori: civette e barbagianni venivano tenuti vivi e usati come zimbello, cioè da richiamo. In pratica, i cacciatori legavano il rapace a un palo e poi si nascondevano con il fucile aspettando che gli altri uccelli si avvicinassero. Questa tradizione venatoria si è consolidata a tal punto che ancora oggi vengono fabbricati e venduti zimbelli artificiali a forma di civetta, capaci di sbattere le ali se mossi con un filo.
Alla categoria dei gufi vengono attribuiti diversi Strigiformi di grossa taglia, spesso con due ciuffi di piume ai lati della testa, la cui funzione è poco chiara. La forma e le dimensioni dei ciuffi variano da specie a specie: nel gufo reale (Bubo bubo), la specie più grande della fauna europea, i ciuffi sono obliqui; nel gufo comune (Asio otus) sono verticali; nel gufo di palude (Asio flammeus) sono assai corti. L'allocco (Strix aluco) e la civetta (Athene noctua) non hanno ciuffi. L'alimentazione della civetta è assai varia: gran parte delle sue prede sono insetti, anche se spesso riesce a catturare topolini, gechi e piccoli uccelli. Nella mitologia greco-romana, la civetta era sacra a Minerva e simbolo della sapienza.
Quasi tutti i rapaci notturni appartengono alla famiglia degli Strigidi; pochissime specie vengono inquadrate in un'altra famiglia, quella dei Titonidi. Il più noto rappresentante di questi ultimi è il barbagianni (Tyto alba), caratterizzato da una colorazione dove prevale il colore bianco nella parte anteriore del corpo.
Originariamente, i barbagianni nidificavano soprattutto in cavità delle rocce o in grotte; in seguito si sono adattati a vivere nelle soffitte o nei granai. In questo modo, si sono diffusi in tutto il mondo, sfruttando sia le abitazioni rurali che quelle urbane, e fornendo un servizio gratuito di derattizzazione.
La voce del barbagianni è assai particolare e varia: comprende sibili, soffi, risate stridule e metalliche, e altri rumori sinistri che hanno per secoli alimentato le credenze sull'esistenza dei fantasmi nelle case di campagna abbandonate, nelle soffitte e nei castelli.
Secondo la tradizione popolare, gufi, allocchi, civette e barbagianni sono amici intimi di maghi e streghe. Per questo motivo, non mancano mai nelle ricostruzioni immaginarie degli antri in cui questi personaggi fantastici preparano le loro pozioni. Essendo ritenuti messaggeri di maghi e streghe sono considerati annunciatori di malaugurio. Nei fantasiosi romanzi di Joanne K. Rowling, per esempio, rapaci notturni di ogni specie sono i corrieri personali dei maghi: il protagonista Harry Potter ha un bellissimo gufo delle nevi, detto anche civetta delle nevi (Nyctea scandiaca), di nome Edwige, che reca a lui e per lui i messaggi, come un piccione viaggiatore. Purtroppo, queste credenze popolari hanno avuto un effetto deleterio sugli Strigiformi, che sono sempre stati perseguitati dall'uomo. In realtà, molti ignorano che questi uccelli sono assai utili perché tengono sotto controllo i roditori infestanti, a vantaggio dell'agricoltura e dell'equilibrio ecologico.