Grossa candela di cera, usata in particolare per scopi liturgici.
C. pasquale Il grande c., decorato e posto su un candelabro, che viene benedetto, al canto dell’Exultet o preconio pasquale (detto anche anticamente laus cerei) il sabato santo. È usato nella benedizione del fonte battesimale, in cui viene immerso tre volte, nelle vigilie di Pasqua e di Pentecoste, e, collocato dal lato del Vangelo dell’altare maggiore, spesso adorno di pitture e nastri, rimane acceso per tutto il periodo pasquale nelle Messe e nei Vespri solenni, e spento dopo il Vangelo della Messa solenne dell’Ascensione. L’uso esisteva già nel 4° sec., ma si diffuse con una certa lentezza e con molta varietà tra una chiesa e l’altra. Simbolo di Gesù Cristo risorto, nel c. sono inseriti per tradizione cinque grani di incenso, che riportano alle piaghe di Cristo o agli aromi usati dalla pie donne nella sua sepoltura. Il c. pasquale fu spesso inserito in preziosi candelabri, decorati a mosaico o in scultura, come quelli romanici nella cappella Palatina di Palermo, in S. Paolo fuori le mura a Roma o quello rinascimentale della Basilica del Santo a Padova.
C. di Gubbio Tre grandi macchine di legno e cartapesta in forma di prismi sovrapposti, alte circa 10 m, e recanti le statue dei santi Ubaldo, Giorgio e Antonio abate, protettori delle corporazioni dei muratori, dei mercanti e dei contadini, che il 15 maggio (vigilia della festa del patrono, s. Ubaldo) vengono portate di corsa per le vie della città, fino alla basilica di S. Ubaldo.