Il concetto di c. oscilla tra due termini estremi antitetici di valutazione: da un lato, infatti, la c., considerata come sensazione generale, priva di ogni determinazione assegnabile a uno speciale sensorio, appare quale la più povera, oscura e difficilmente definibile fra tutte le sensazioni; dall’altro, invece, considerata come il più generale sensus sui, condizionante l’unità delle singole determinate sensazioni, viene in sostanza a significare la stessa unità della coscienza.
Sensazione indeterminata (connessa con le condizioni generali, fisiche e psichiche, dell’individuo) che è avvertita dalla coscienza solo quando la sua tonalità viene turbata. In tali casi si manifesta con un senso particolare di benessere (variazione positiva) o di malessere (variazione negativa). Organi e centri attendibilmente connessi con la c. sono costituiti da terminazioni nervose dislocate nella compagine dei vari organi somatici e viscerali, e da nuclei situati a vari livelli del sistema nervoso centrale.
Si definisce cenestopatia una sensazione di sofferenza erroneamente riferita dal soggetto a una funzione o a un organo somatico. Le cenestopatie si manifestano in varie condizioni di malessere psichico, in particolare negli stati ansioso-depressivi; vengono frequentemente descritte come sensazioni dolorose del cuoio capelluto, dolori sordi dei muscoli, trafitture in un qualsiasi distretto somatico o come sofferenze viscerali atipiche e spesso mal definibili.
L’ allucinazione cenestesica è una cenestopatia particolarmente vivace, che in genere assume l’aspetto di una sensazione viscerale ben definita, come se dovuta per es. alla manomissione o a un qualsiasi atto violento esercitato su un viscere.