Strumento tubulare, rigido, semirigido o molle, di vario calibro e lunghezza, che nella pratica medica e chirurgica viene introdotto in un condotto naturale d’accesso a una cavità (vie urinarie, cuore ecc.) a scopo diagnostico o terapeutico ( cateterismo).
Il cateterismo della vescica si esegue, nella massima parte dei casi, per vuotare la vescica urinaria quando l’emissione dell’urina non avvenga in via spontanea (ipertrofia prostatica, lesioni neurologiche ecc.), oppure per introdurvi liquidi medicamentosi; il c. vescicale, lungo 35 cm circa, può essere di vario calibro; è costruito in materiali rigidi, semirigidi o molli (gomme vulcanizzate, materiali plastici).
Il cateterismo degli ureteri consiste nell’introdurre negli ureteri, sotto il controllo cistoscopico, un sottile c. allo scopo di prelevare campioni separati dell’urina dei due reni o per iniettare sostanze radiopache (urografia ascendente) al fine di procedere all’indagine semeiologica separata dei due reni.
Il cateterismo del cuore, ideato da W. Forssmann nel 1931, consiste nell’introduzione, attraverso una vena del braccio o della gamba di un c. di materiale radiopaco, molto sottile e lungo, che viene spinto fino nelle cavità cardiache per misurare la pressione sanguigna endocardiaca, prelevare campioni di sangue, opacizzare con mezzo di contrasto le camere cardiache e i grossi vasi venosi, registrare segnali elettrici endocardici. Si può anche attuare per via arteriosa, raggiungendo per via retrograda il ventricolo sinistro e le arterie coronarie. Viene usato come indagine d’elezione nei casi di vizi cardiaci congeniti, nelle malattie valvolari, nelle coronaropatie e nello studio delle aritmie cardiache.
Nel cateterismo vasale distrettuale il c. viene spinto in particolari distretti (vene ovariche, vene surrenali ecc.) per prelevare campioni di sangue sui quali vengono effettuati dosaggi ormonali ecc.