Letterato (Venezia 1690 - Padova 1761). Minore osservante, fu teologo della Repubblica di Venezia e revisore ecclesiastico di tutti i libri che vi si stampavano. Ammiratore di Vico, insistette perché Vico scrivesse una sua autobiografia (poi pubbl. da A. Calogerà nella Raccolta di opuscoli scientifici e filologici: Vita di Giambattista Vico scritta da sé medesimo, 1728) e si fece promotore di una nuova edizione, a Venezia, della Scienza nuova, mai realizzata. Teorico dell'arte e soprattutto dell'architettura, con la sua disapprovazione degli elementi esclusivamente decorativi e la ricerca, negli oggetti di arte applicata, della ragionevolezza, ossia della perfetta rispondenza allo scopo, si rivela fedele interprete dello spirito illuministico. Non pubblicò nulla e le sue carte andarono perdute, ma le sue teorie furono raccolte e trasmesse dal suo allievo A. Memmo (Elementi di architettura lodoliana, ossia l'arte del fabbricare con solidità scientifica e con eleganza non capricciosa, 1786), il quale dette anche alle stampe, di L., una raccolta di Apologhi immaginati e sol estemporaneamente in voce esposti agli amici suoi (1787).