Mayer, Carl
Sceneggiatore austriaco di famiglia ebrea, nato a Graz il 20 febbraio 1894 e morto a Londra il 1° luglio 1944. Il maggiore sceneggiatore dell'epoca della Repubblica di Weimar, con la sua opera dette un impulso di primissimo piano alla grande stagione del cinema classico in Germania.
Figlio di un povero commerciante dedito al gioco, M. poté frequentare la scuola solo fino al 1909. Nel 1911, a suo dire, compì la prima esperienza da attore volontario presso il teatro della città di Graz, ma sino al trasferimento a Berlino nel 1917 visse di lavori occasionali. Nella capitale del Reich riuscì a inserirsi nel mondo dello spettacolo come aiuto regista, attore in piccoli ruoli e poi drammaturgo. Accostatosi al cinema, scrisse insieme a Hans Janowitz la sceneggiatura di Das Cabinet des Dr. Caligari (1920; Dott. Calligari, noto anche come Il gabinetto del dottor Caligari) che, per la regia di Robert Wiene, divenne il film-faro dell'Espressionismo cinematografico. Alla sua terza sceneggiatura realizzata, Der Bucklige und die Tänzerin (1920, film attualmente perduto), un altro fosco e arcano melodramma intriso di elementi di horror neoromantico, M. incontrò Friedrich Wilhelm Murnau, un autore a lui congeniale per il quale avrebbe scritto alcuni capolavori: Der Gang in die Nacht (1921), variando lo scenario danese Sejren di Harriet Bloch, Schloss Vogelöd (1921), dall'omonimo romanzo a puntate di R. Stratz, Der letzte Mann (1924; L'ultima risata) e Tartüff (1925; Tartufo), dalla celebre pièce di Molière. Con una delle poche efficaci commedie tedesche dei primi anni Venti, Der Dummkopf (1921), iniziò poi un'altra collaborazione fondamentale, quella con Lupu Pick. Dopo un film di fantasy, Grausige Nächte (1921), insieme divennero gli iniziatori del Kammerspielfilm con Scherben (1921) e Sylvester (1924). Tra gli altri film importanti di M. sono da citare almeno lo scenario di un vivido mélo di origine letteraria, Vanina (1922; Notte di fuoco), da Stendhal, diretto da Arthur von Gerlach o la collaborazione nell'ideazione di Berlin. Die Sinfonie der Grossstadt (1927), il celebre film d'avanguardia di Walther Ruttmann. Trasferitosi a Hollywood, ancora per Murnau M. scrisse lo splendido Sunrise. A song of two humans (1927; Aurora), dal racconto di H. Sudermann e lo screen treatment di Four devils (1929; I quattro diavoli). A partire dall'avvento del sonoro e da Fräulein Else (1929) di Paul Czinner, (un altro regista a lui congeniale), dall'omonima novella di A. Schnitzler, M. lavorò in varie produzioni di qualità tedesche come supervisore della sceneggiatura o come drammaturgo, ma quasi mai accreditato, a eccezione di Der träumende Mund (1932), tratto dalla pièce di H. Bernstein, Mélo, in cui figura come sceneggiatore insieme a Czinner. All'avvento del nazismo M. si trasferì in Inghilterra, dove continuò a collaborare saltuariamente a sceneggiature di origine letteraria ‒ come Dreaming lips (1937; Labbra sognanti), codiretto da Czinner e Lee Garmes, altro adattamento di Mélo ‒ o ad alcuni documentari dell'amico Paul Rotha: The fourth estate. A film of a British newspaper (prodotto nel 1940, ma uscito solo nel 1970) e World of plenty (prodotto nel 1943).
Pari a fulgida ma breve meteora, in un pugno di anni M. offrì con il suo straordinario talento di sceneggiatore un contributo unico al cinema weimariano in tutte le sue principali esperienze artistiche, dallo Stilfilm all'avanguardia di Ruttmann. A una grande originalità nel modo di impostare la drammaturgia del testo si accompagna l'uso di notevoli metafore visive che sono parte fondante di uno stile umile e prezioso, colto e funzionale insieme. Poeta di piccolo-borghesi votati al fallimento ‒ il tema ricorrente di tanti film da camera ‒ ma anche evocatore dei demoni espressionisti che si celano nell'animo umano, M. arricchì e impreziosì con la sua maestria di scrittura un cinema figlio, nelle sue punte alte, del teatro e delle arti visive. Quando con la ristrutturazione del sonoro ebbe luogo una forzata riconversione industriale, anche il talento di M. non fu più richiesto. Molto (e giustamente) celebrata negli anni Venti la sua opera di sceneggiatore ‒ tanto che nel 1924 il copione di Sylvester (trad. it. 1967) venne pubblicato in volume, cosa del tutto inconsueta per l'epoca ‒, essa è stata successivamente dimenticata o considerata di secondo piano rispetto al lavoro di messa in scena. A partire dalla fine degli anni Sessanta, però, l'importanza di M. è stata riconosciuta in tutta la sua grandezza, pari per lo meno o in alcuni casi superiore a quella dei registi con cui aveva collaborato.
A tribute to Carl Mayer. Memorial programme Scala Theater 13th April 1947, London 1947 (testi di E. Pommer, P. Rotha, I. Montagu, K. Freund, A. Asquith, G. Pascal).
R. Hempel, Carl Mayer. Ein Autor schreibt mit der Kamera, Berlin 1968.
Carl Mayer e l'espressionismo, a cura di M. Verdone, Roma 1969 (in partic. V. Pandolfi, Carl Mayer e l'espressionismo tedesco, L.H. Eisner, Notes sur le style expressioniste de Carl Mayer, E. Spiess, Note sur quelques films attribués à Carl Mayer).
E. Spiess, Carl Mayer. Ein Autor zwischen Expressionismus und Idylle, Frankfurt a.M. [1979].
J. Kasten, Poeti del film e tecnici del soggetto, in Schermi germanici. Ufa 1917-1933, a cura di G. Spagnoletti, Venezia 1993, pp. 143-48.
J. Kasten, Carl Mayer, Filmpoet, Berlin 1994.