calendario
Un sistema antichissimo per regolare i ritmi della vita umana
Alle origini di un calendario c'è la combinazione di tre elementi astronomici: il giorno, il mese lunare e l'anno. Poiché è difficile combinare i tre elementi in modo soddisfacente, sono stati elaborati molti calendari diversi. Il ciclo di Metone, il calendario egizio e il calendario giuliano sono fra gli antenati del nostro calendario attuale. In vigore dal 15 ottobre 1582, il calendario gregoriano mantiene l'inizio della primavera il 21 marzo grazie a particolari regole per stabilire gli anni bisestili
Dall'antichità l'uomo ha regolato la propria vita civile e religiosa. Ha fissato i tempi delle semine e dei raccolti, le scadenze dei contratti, le celebrazioni delle festività. Per far questo l'uomo ha usato tre fenomeni astronomici: il giorno, il mese lunare e l'anno (astronomia). Il giorno nasce dall'osservare che il Sole sorge verso est, tramonta verso ovest e sorge di nuovo verso est. L'intervallo fra due albe successive fu diviso fin dall'antichità in 24 ore. Il mese lunare nasce invece dall'osservare che, al passare dei giorni, la Luna ha aspetti diversi: appare come una falce sottile, poi cresce fino a diventare piena, e infine cala per ridiventare una falce sottile. L'intervallo fra due Lune piene successive è di circa 29,5306 giorni. L'anno solare, infine, nasce dall'osservare che i punti dell'orizzonte dove il Sole sorge e tramonta cambiano con le stagioni. L'intervallo fra due levate successive del Sole nello stesso punto dell'orizzonte e nella stessa stagione è di circa 365,2422 giorni.
Come si può vedere, il mese lunare e l'anno solare non sono formati da numeri interi di giorni ‒ per esempio 29 e 365 ‒ ma da numeri con molte cifre decimali. La circostanza ha sempre reso difficile combinare fra loro i giorni, i mesi e gli anni.
Si forma un calendario dando numeri e nomi agli anni, ai mesi e ai giorni. Possiamo così fissare la data di un evento e dire, per esempio, che l'11 agosto 1999 c'è stata un'eclissi di Sole. Ma possiamo anche stabilire quanto tempo separa due date, per esempio l'11 agosto 1999 e il 20 aprile 2002. Pensiamo a quanto sarebbe invece difficile ricordare un compleanno se anni, mesi e giorni non avessero numeri o nomi!
Le regole per assegnare questi numeri e nomi sono cambiate dall'antichità a oggi. Per prima cosa sono cambiati i momenti dai quali iniziare a contare gli anni. Nel nostro calendario si inizia a contare dalla nascita di Cristo, ma molti popoli islamici iniziano a contare da quando Maometto fuggì dalla Mecca, cioè dal nostro anno 622 (Islam). Sono poi cambiati i nomi, le lunghezze e perfino il numero dei mesi che formano un anno. Sono infine cambiati i momenti di inizio dell'anno e del giorno: per esempio, oggi contiamo le ore dalla mezzanotte; ma gli astronomi greci le contavano da mezzogiorno, gli antichi Babilonesi dall'alba e gli Italiani di due secoli fa dal tramonto.
Uno dei principali usi del calendario riguarda l'agricoltura. Per non seminare e non raccogliere troppo presto o troppo tardi occorre seguire le stagioni. È quindi utile che nel calendario le stagioni inizino sempre nello stesso mese e, magari, nello stesso giorno. Fu l'ateniese Metone a elaborare nel 432 a.C. un sistema per mettere d'accordo i mesi lunari di 29,5306 giorni con gli anni solari di 365,2422 giorni. Metone ordinò in modo prestabilito mesi di 29 e di 30 giorni e anni di 12 e di 13 mesi. Creò così un ciclo di 19 anni che conteneva 235 mesi lunari esatti. In pratica, nel ciclo di Metone le stagioni si spostavano ogni anno di qualche giorno avanti o indietro. Tuttavia, al termine del ciclo, le stagioni tornavano a posto.
Non tutti lo sanno, ma questo ciclo è usato ancora oggi. La Pasqua cristiana cade la prima domenica dopo la prima Luna piena di primavera. Trovate le prime Lune piene di primavera di tutti i 19 anni di un ciclo di Metone, il gioco è fatto. Basta sapere in quale anno del ciclo ci si trova per sapere la data della Pasqua.
Il ciclo di Metone nacque per regolare i calendari già usati da Babilonesi (Assiri e Babilonesi) ed Egizi. Questi popoli avevano mesi che iniziavano con la comparsa serale della prima falce di Luna e avevano anni civili di 12 o 13 mesi; quest'ultimo mese (cioè il tredicesimo) era aggiunto a un certo anno a discrezione dei sacerdoti.
Furono gli Egizi a trovare insoddisfacente questo tipo di calendario. Molto prima di Metone, in Egitto si cominciò ad adoperare anche un anno civile di 365 giorni. Questo anno era formato da 5 giorni iniziali e poi da 12 mesi di 30 giorni ciascuno. La lunghezza dell'anno civile era però troppo corta rispetto ai 365,2422 giorni dell'anno solare. Accadeva così che ogni quattro anni l'inizio del calendario egizio cadeva un giorno prima rispetto alle stagioni. Gli Egizi erano consapevoli del progressivo slittamento. Ritenevano però che, per quanto 'mobile', l'anno civile di 365 giorni bastasse alle loro esigenze. Se ci pensiamo, un anno con 12 mesi di 30 giorni ciascuno, più 5 giorni extra, era praticissimo per calcolare il tempo trascorso fra due date.
Nel mondo romano esisteva un calendario molto più confuso, e nel 46 a.C. Giulio Cesare decise di riformarlo drasticamente. Su consiglio dell'astronomo greco Sosigene, Cesare risistemò le stagioni allungando fino a 445 giorni l'anno 45 a.C. Stabilì poi la lunghezza dell'anno civile in 365 giorni, ripartiti nei 12 mesi che usiamo ancora oggi. Per evitare lo slittamento rispetto alle stagioni, Cesare introdusse un anno di 366 giorni ogni quattro. In questo anno particolare si ripeteva il sesto giorno prima delle calende di marzo, ossia il primo giorno del mese di marzo. Il giorno in più era perciò detto bis-sextum (cioè "due volte il sesto") e, da allora, l'anno di 366 giorni si chiama bisestile.
In pratica, il calendario giuliano approssimava la lunghezza dell'anno solare a 365 giorni e un quarto. Ogni quattro anni civili i quattro quarti formavano un giorno intero, che veniva conteggiato. Purtroppo, 365 giorni e un quarto sono più lunghi dei 365,2422 giorni di un anno solare. La differenza, di soli 11 minuti, si accumulava un po' alla volta, finché ogni 125 anni l'inizio del calendario giuliano cadeva un giorno dopo rispetto alle stagioni.
Il disaccordo fra il calendario giuliano e le stagioni divenne evidente nel Rinascimento. L'inizio della primavera cadeva ormai l'11 marzo, anziché il 21 marzo. Dopo vari tentativi di altri papi, Gregorio XIII incaricò alcuni matematici di risolvere il problema. I matematici scelsero la proposta di riforma del calendario presentata dal medico napoletano Luigi Giglio.
La riforma, applicata nel 1582, si componeva di due parti. La prima parte indicava come riportare l'inizio della primavera al 21 marzo ‒ Gregorio XIII ordinò che si saltassero 10 giorni e che al 4 ottobre seguisse il 15 ottobre 1582 ‒ mentre la seconda parte della riforma indicava come comportarsi in futuro. Innanzi tutto, a tre anni di 365 giorni sarebbe seguito un anno bisestile di 366 giorni. Sarebbero stati bisestili gli anni divisibili per quattro: 1584, 1588, 1592 e così via. Ma per evitare che in 125 anni l'inizio del calendario cadesse un giorno dopo rispetto alle stagioni, si aggiunse una seconda regola. Gli anni secolari, anche se divisibili per quattro, non sarebbero stati bisestili: 1700, 1800, 1900, e così via. In questo modo, però, ogni 400 anni l'inizio del calendario sarebbe caduto un giorno prima rispetto alle stagioni. Una terza regola fu allora di lasciare bisestili gli anni secolari dei secoli divisibili per quattro: per esempio, il 2000, l'ultimo anno del 20° secolo, è stato bisestile.
Il calendario gregoriano destò molte polemiche. In Italia e all'estero ci fu chi protestò nel vedersi 'rubare' i 10 giorni dal 5 al 14 ottobre 1582. Gli altri paesi europei, soprattutto quelli non cattolici, videro invece nel nuovo calendario la pretesa del papa di immischiarsi nelle loro faccende religiose. In molti paesi il nuovo calendario fu dunque accolto con grande ritardo: in Inghilterra nel 1752, in Russia nel 1918 e in Turchia nel 1927, tanto per fare alcuni esempi.
Occorre infine ricordare che il calendario gregoriano non risolve tutti i problemi. Poiché l'anno solare non contiene un numero esatto di giorni, ci sono sempre piccole quantità che avanzano e che si accumulano nel tempo. Così com'è, il calendario gregoriano funzionerà per altri 3.000 anni. Poi qualcuno dovrà togliere un giorno per rimettere a posto le stagioni.