Zapponi, Bernardino
Sceneggiatore e scrittore, nato a Roma il 4 settembre 1927 e morto ivi l'11 febbraio 2000. Il suo stile fortemente ironico con ampie incursioni nel popolaresco, attraversato a tratti da una cupa visionarietà di stampo letterario, caratterizzò negli anni Settanta il cinema di maestri come Federico Fellini, per il quale scrisse I clowns (1970), Roma (1972), La città delle donne (1980). Sceneggiò inoltre film come Vedo nudo (1969) di Dino Risi, I nuovi mostri (1977) diretto da Mario Monicelli, Ettore Scola e Risi, L'ingorgo, una storia impossibile (1979) di Luigi Comencini; ultimi esempi della stagione della commedia all'italiana, e si cimentò con opere di genere come nel caso del thriller Profondo rosso (1975) di Dario Argento. Nel 1977 ottenne una nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura non originale per il film Il Casanova di Federico Fellini (1976).
Dopo aver esordito ventenne come umorista nella redazione della rivista romana "Marc'Aurelio", fu responsabile del periodico "Il delatore" e, dopo una lunga carriera di autore di testi comici per periodici, radio, teatro e televisione, interrotta dalla sceneggiatura di è l'amor che mi rovina (1951) di Mario Soldati, scritta con Steno e Monicelli, si dedicò dalla fine degli anni Sessanta all'attività di sceneggiatore cinematografico.Partecipò con Age e Scarpelli alla scrittura di due film collettivi, costruiti sulla presenza della protagonista Silvana Mangano: Le streghe (1968), dalle tinte parossistiche e surreali, per l'episodio Senso civico di Mauro Bolognini con Alberto Sordi, e Capriccio all'italiana (1968), per gli episodi La bambinaia di Monicelli, e Perché? di Bolognini. Di grande rilievo fu l'incontro con Fellini che chiamò Z. a collaborare a un altro film a episodi, Histoires extraordinaires, o Tre passi nel delirio (1968), tratto dai racconti di E.A. Poe. La lugubre pesantezza della galleria di mostri che animano il successivo Fellini Satyricon (1969), che unisce il grottesco al senso di morte, ne è la prosecuzione ideale.
Dopo le più leggere, contemporanee prove sia nel western all'italiana con il film di ambientazione brasiliana O' cangaçeiro (1969) di Giovanni Fago, sia nell'ambito delle commedie con il soggetto dell'acuto film a episodi Vedo nudo, Z. si dedicò al progetto televisivo di I clowns per Fellini, con il quale elaborò una nuova amara metafora dell'umanità stretta tra melanconia e ridicolo, chiusa in regole immodificabili. Il successivo La moglie del prete (1970), scritto con Ruggero Maccari per Risi, è invece una commedia dal tema scabroso ma di scarsa incisività, mentre Roma, in cui si sfrutta il parallelo tra la città fascista degli anni Trenta e quella involgarita, sconcia e plebea degli anni Settanta, appare avvolto da un plumbeo senso di mistero, nell'ambito del quale il protagonista, artista affermato e nondimeno inquieto, si perde in un tourbillon di sensualità morbose e fantasie notturne. Negli anni successivi, Z. scrisse due film di discreta fattura ancora con Maccari: Mordi e fuggi (1973), road movie diretto da Risi e incentrato su tre giovani anarchici in fuga dopo una rapina in banca, riuscito incrocio di commedia, satira politica e film d'azione, e Polvere di stelle (1973), forse la migliore prova registica di Alberto Sordi, anche protagonista insieme a Monica Vitti, nostalgico ritratto del mondo dell'avanspettacolo, di cui Z. era stato per decenni autore.Il successivo Per le antiche scale (1975) di Bolognini è un curioso film drammatico sulla follia, che ruota attorno alla scoperta di un virus della demenza. Dopo Leonor (1975) di Juan Luis Buñuel, oscuro dramma medievale intriso di satanismo, Z. realizzò una sceneggiatura di grande equilibrio tra elementi tipici del giallo e visionarietà dell'horror, Profondo rosso. Tornò in seguito alla commedia con L'anatra all'arancia (1975) per Luciano Salce, e con il film di Risi Telefoni bianchi (1976), fotografia dei passaggi ideologici dell'Italia dal fascismo al dopoguerra attraverso il mondo patinato e furbesco del cinema. Sempre per Risi, Z. scrisse il thriller psicologico Anima persa (1977) tratto dal romanzo di G. Arpino, dedicandosi poi a una serie di film minori, tra cui il poliziesco E tanta paura (1976) di Paolo Cavarra, prima di tornare a scrivere con Fellini quello che è forse il maggior risultato artistico del connubio: il film in costume Il Casanova di Federico Fellini, affresco settecentesco dove predominano l'ironia e un senso vertiginoso della sessualità come istinto autodistruttivo, tra superomismo e meschinità del dongiovannesco protagonista. Ennesima, feroce caricatura dell'italianità è il film a episodi I nuovi mostri, cui seguirono nel 1979 Caro papà di Risi, commedia dalle tinte amare sullo sfondo della lotta armata, e il surreale L'ingorgo, una storia impossibile. Con La città delle donne, viaggio paradossale e stralunato di un uomo nell'universo femminile, si concluse felicemente la collaborazione di Z. con Fellini. A esso fecero seguito la commedia con risvolti thriller Fantasma d'amore (1981) di Risi, il popolaresco in costume Il marchese del Grillo (1981) di Monicelli, di cui realizzò solo il soggetto, la commedia in dieci variazioni sul tema del triangolo amoroso Sesso e volentieri (1982) di Risi, mentre una tardiva sortita nel cinema d'autore fu la sceneggiatura di Piso pisello (1981) di Peter Del Monte, storia di un padre tredicenne che rende nonni i genitori sessantottini. Successivamente scrisse la biografia di San Filippo Neri in forma di commedia musicale State buoni se potete (1983) per la regia di Luigi Magni. Tra le collaborazioni di rilievo dell'ultimo e più discontinuo periodo di attività di Z., sempre più sbilanciato sul fronte della commedia popolare, quella con il regista di film erotici Tinto Brass per Paprika (1990) e Così fan tutte (1992), con Risi per l'amaro Tolgo il disturbo (1990), interpretato da Vittorio Gassman, e Giovani e belli (1996).