Lévy, Bernard-Henry. - Filosofo francese (n. Beni Saf, Algeria, 1948). Maggiore rappresentante, insieme con André Glucksmann, dei nouveaux philosophes, ha duramente criticato il pensiero marxista, da lui in precedenza condiviso, opponendosi a ogni forma di totalitarismo.
Dopo essersi laureato in filosofia all'Ecole normale supérieure di Parigi, dove gravitavano alcune tra le più importanti personalità intellettuali francesi, tra cui L. Althusser, J. Derrida, M. Foucault, ha comiciato molto presto a collaborare con giornali e riviste, all'inizio come cronista di guerra. Una significativa esperienza in Bangladesh nel 1971 gli ha fornito lo spunto per il suo primo libro; negli anni successivi ha insegnato epistemologia all'Università di Strasburgo e filosofia all'Ecole normale superieure ed ha fatto parte del gruppo di esperti selezionato da F. Mitterand.
Bangla-Desh, nationalisme dans la révolution (1973), frutto del viaggio in Bangladesh; La barbarie à visage humain, in cui ha rivolto un'aspra critica non solo al comunismo ma anche al capitalismo, ideologie entrambre incapaci di garantire i diritti fondamentali dell'uomo; Le testament de Dieu (1979; trad. it. 1979); L'idéologie française (1981; trad. it. 1981); Questions de principe (1983; trad. it. 1987); Éloge des intellectuels (1987; trad. it. 1987); Les derniers jours de Charles Baudelaire (1988; trad. it. 1989); Les aventures de la liberté (1991; trad. it. 1992); Les hommes et les femmes (1994; trad. it. 1994); Le siècle de Sartre (2000; trad. it. 2004). In Réflexions sur la guerre, le mal et la fin de l'histoire (2002; trad. it. I dannati della guerra, 2002) L. ha raccolto una serie di servizi giornalistici effettuati per il quotidiano francese Le Monde in Angola, Srī Laṅka, Burundi, Colombia e Sudan, sottolineando come alcuni conflitti siano ignorati dai mass media e restino lontani dall'attenzione pubblica. Ha poi scritto Qui a tué Daniel Pearl? (2003; trad. it. 2003), che riporta le sue indagini sulla morte, dopo la guerra in Afghānistān, del giornalista del Wall Street Journal Daniel Pearl. Nel 2006 ha scritto American Vertigo (trad. it. 2007), un saggio che esplora, attraverso una serie di riflessioni e interviste, le contraddizioni degli Stati Uniti. In Ce grand cadavre à la renverse (2007), individua una profonda crisi intellettuale nella sinistra, soffermandosi su alcune personalità emblematiche. Tra le sue opere più recenti: Ennemis publics (2008), corrispondenza con M. Houellebecq; De la guerre en philosophie (2010); Pièces d'identité (2010); Les aventures de la vérité. Peinture et philosophie (2013); L'esprit du judaïsme (2016); L'Empire et les cinq rois (2018); La règle du jeu (2019; trad. it. Looking for Europe. Cercando l'Europa. Contro il montare dei populismi, 2019); Ce virus qui rend fou (2020; trad. it. 2020); la raccolta di reportage sulla pandemia Sur la route des hommes sans nom (2021; trad. it. 2022), affiancata nello stesso anno dal documentario Une autre idéè du Monde.