Notaio e umanista (Chioggia 1318 circa - Venezia 1365). Notaio veneto (1342), vicecancelliere (1349) e poi (1352-65) gran cancelliere della Repubblica di Venezia, il suo nome è strettamente legato a quelli del doge Andrea Dandolo e di Petrarca. Durante il dogato di Dandolo (1343-54) ebbe parte nell'azione politica contro Zara ribelle (1345-46) e ne rogò l'atto di sottomissione, com'è narrato in una Chronica Iadritina, ancora inedita, che si attribuisce o a lui stesso o all'altro stretto collaboratore del doge, Raffaino Caresini; forse collaborò alla Chronica per extensum descripta intrapresa da Dandolo. L'amicizia con Petrarca ebbe inizio probabilmente nel 1354, allorché il poeta si recò a Venezia, per incarico dei Visconti, a perorare la pace con Genova, si rafforzò nel 1355 a Milano dove R. fu per la firma della pace e continuò fino alla morte di R.; tra l'altro fu R. a condurre nel 1362 le trattative tra Petrarca e il doge Lorenzo Celsi, in base alle quali Petrarca ricevette una casa sul Rio degli Schiavoni e in cambio s'impegnò a lasciare in eredità a Venezia i suoi libri perché divenissero il nucleo di una biblioteca pubblica (cosa che poi non avvenne); e a lui Petrarca inviò le "grandi giunte" all'Egloga X composte nel 1364, accompagnate da una lettera, da diffondere tra gli amici che possedevano una copia del Bucolicum carmen.