bene e male
I valori e le norme per giudicare e agire
Per il neonato bene è soddisfacimento dei propri bisogni primari (mangiare, bere, cure, affetto). Per il bambino bene è ciò che gli piace e lo diverte. Diventando adulti, mettiamo da parte il principio del piacere per diventare responsabili anche di fronte agli altri delle nostre azioni e scelte. Bene significa seguire valori e norme condivisi dalla società e dalla cultura cui si appartiene
Il neonato cerca presso la madre la soddisfazione immediata e globale dei suoi bisogni e in questo per lui consiste il bene. Successivamente, impara a organizzare i suoi bisogni in maniera più differenziata, per esempio rimandando o rinunciando a un piacere immediato per uno più duraturo. Una volta diventato adolescente, rielabora i suoi bisogni su un piano diverso, per esempio su quello della meditazione e della riflessione, oppure su quello della partecipazione a esperienze di gruppo o sociali. Il bene acquista allora un significato astratto (bene ideale) e generale (bene comune).
La definizione di bene e male viene di solito considerata come un problema morale, oggetto della riflessione di pensatori e intellettuali, ma anche punto di arrivo di un personale percorso di analisi e di conoscenza. Nelle società più complesse il compito di stabilire ciò che è permesso e ciò che è proibito è assegnato alla giurisprudenza, cioè alle leggi dello Stato. Queste indicano in che modo ciascuno potrà cercare individualmente di realizzare la propria felicità o il proprio bene senza ostacolare l'uguale ricerca altrui, e quindi rispettando gli altri. Oltre alle leggi esiste anche un''etica collettiva', cioè una serie di norme non scritte, ma largamente condivise, in parte elaborate sulla base di costumi e tradizioni, in parte prodotte dalla cultura di una certa società (ossia da filosofi, scrittori, storici, scienziati).
Ci si può chiedere se esistano un bene e un male assoluti, oppure se tali idee siano relative a epoche e gruppi umani diversi. Quello che è bene per una società può essere male per un'altra, e una stessa azione, in situazioni diverse, può essere valutata differentemente all'interno di una stessa comunità. Così per esempio, nelle tribù dei Sioux gli adulti insegnavano ai ragazzi a rubare con destrezza. Uccidere un uomo è universalmente considerata un'azione da condannare (è uno dei comandamenti ricevuti da Mosè), tuttavia si ritiene accettabile uccidere per legittima difesa; e uccidere un nemico in guerra è addirittura considerato un atto d'onore, da premiare; come pure, in alcune nazioni che ammettono la pena di morte, uccidere un criminale è un atto di giustizia.
In Occidente, un lungo processo di secolarizzazione della società ha circoscritto i valori religiosi a un ambito puramente interiore e di coscienza; tali valori, inoltre, oggi non sono più largamente maggioritari come fino a qualche decennio fa. In seguito a tale processo, si preferisce parlare di una molteplicità di concezioni relative al bene e al male, lasciando la scelta ultima alla coscienza di ciascuno e accettando se mai come unico valore assoluto quello della tolleranza e del confronto tra ideali diversi.
Bene e male sono concetti centrali nella discussione filosofica, il cui significato non è fissato in maniera univoca. Per Platone una cosa è buona nella misura in cui partecipa dell'idea di bene, cioè partecipa di un bene supremo e occupa il posto assegnato all'interno di un ordine universale. Il cristianesimo ha ripreso questa idea: il fondamento di ogni bene particolare, principio creatore di ogni essere e conoscenza, è identificato con Dio.
Per Aristotele il bene va inteso come il fine ultimo cui deve tendere l'agire umano: a suo avviso la realizzazione di questo bene consiste nella vita compiuta di uomini liberi nella pòlis ‒ cioè la città-Stato greca ‒, ma anche nell'attuazione di una vita dedicata alla conoscenza, vissuta come stato di inalterabile felicità.
Per Kant il bene consiste nella volontà buona, tesa al rispetto della legge morale; consiste cioè in un modo d'azione estraneo a ogni calcolo di utilità o di felicità immediata, a favore del rispetto di quel dovere che ogni uomo sente nella propria coscienza come un comando inesorabile.