Medico tedesco (Bamberga 1866 - Berlino 1925). A lui si deve l'ideazione della reazione di W., esame di laboratorio per la diagnosi della sifilide. L'esame è basato sulla proprietà di alcuni anticorpi di legarsi all'antigene solo in presenza di particolari fattori proteici nel plasma sanguigno (complementi).
Diresse la sezione di terapia sperimentale e di biochimica nell'istituto per le malattie infettive R. Koch, dove fu anche professore ordinario; indi passò all'istituto di terapia sperimentale alla Kaiser-Wilhelm-Gesellschaft in Berlino-Dahlem. Collaborò con R. Pfeiffer, L. Breiger, C. Bruck, J. Citron in ricerche immunologiche. A lui, tra l'altro, va il merito di avere ideato un esame di laboratorio per la diagnosi della sifilide (reazione di W. e correntemente la w. ), che è la più diffusa applicazione della tecnica di deviazione (o, più propr., fissazione) del complemento di Bordet e Gengou, che utilizza come indicatore il fenomeno dell'emolisi. Essa mira a evidenziare nel siero di sangue o nel liquido cefalo-rachidiano la presenza di reagine luetiche, sfruttando le loro proprietà di anticorpi di III ordine, o ambocettori, per cui solo in presenza di complemento possono legarsi al rispettivo antigene. Per la sua esecuzione, dopo aver cimentato il materiale in esame (siero di sangue o liquor) con l'antigene treponemico, allo scopo di provocare l'eventuale reazione tra antigeni e reagine luetiche (in conseguenza della quale avviene la deviazione del complemento), si aggiunge il cosiddetto sistema rivelatore, costituito da emazie di montone ed emolisine specifiche: a seconda che il complemento sia stato fissato o no, manca o, rispettivamente, compare l'emolisi. Nel primo caso la reazione è positiva, nel secondo negativa. Dotata inizialmente di scarsa sensibilità, la reazione di W. è poi divenuta assai più sensibile, precoce e specifica dopo la scoperta della cardiolipina (un fosfolipide antigenicamente attivo) e soprattutto dell'antigene treponemico. La positività della reazione si può infatti osservare già una decina di giorni dopo la comparsa del sifiloma.