Comparsa in un individuo di caratteristiche non possedute né dai genitori, né dagli immediati ascendenti, interpretata dai primi evoluzionisti come un ritorno a condizioni che esistevano in lontanissimi antenati. Nel caso dell’uomo, l’a. veniva distinto in familiare, storico, preistorico, bestiale o filetico, a seconda del periodo più o meno arretrato al quale si credeva di poter fare risalire l’esistenza del carattere atavico. Esempi di a. erano considerati la microcefalia, il labbro leporino, la polimastia, la polidattilia ecc.
Gli studi genetici hanno chiarito che l’a. è in molti casi solo la conseguenza delle leggi di Mendel, o della particolare combinazione di due o più geni, la coesistenza dei quali è necessaria per dar luogo alla manifestazione di quel carattere che altrimenti non comparirebbe. Alcune forme di a. sono conseguenza di anomalie dello sviluppo o effetto di mutazioni.