arti decorative
La creazione artistica dalla bottega artigiana al prodotto industriale
La pagina di un libro illustrato. La vetrata colorata di una chiesa. Un tappeto fitto di disegni. Una corazza lavorata. Una corona d'oro e perle. Che cosa accomuna questi oggetti? Sono tutti prodotti artistici che hanno anche un impiego pratico: sono belli e utili. Insieme alle opere ornamentali che abbelliscono pareti e ambienti, rientrano nelle arti decorative. Inizialmente, queste creazioni erano eseguite da un artista-artigiano. A partire dall'Ottocento, le arti decorative, spesso associate alla produzione industriale, sono state considerate alla pari con le arti figurative, come la pittura e la scultura, occupando un ruolo importante nella vita sociale ed economica
La definizione arti decorative è molto ampia poiché indica tutte le opere destinate a un uso pratico ma dotate anche di qualità ornamentali: mobili, gioielli, tessuti, ceramiche, vetri dipinti, medaglie, coppe, e anche pagine illustrate di libri. Indica anche tutte quelle creazioni eseguite con i materiali più diversi, come legno, metalli preziosi o ordinari, pietra e plastica, che hanno il compito di abbellire, per esempio la facciata di un palazzo. È proprio questa funzione che distingue le arti decorative dalle arti figurative (pittura, scultura, disegno), che non hanno altra finalità se non il godimento dell'opera in sé stessa.
Presso gli antichi Romani non esiste questa distinzione e, ancora nel Medioevo, la pittura, la scultura e la produzione di oggetti artigianali appartengono tutte alle così dette 'arti meccaniche', attività manuali esercitate con finalità di guadagno.
Nel Medioevo, i monaci svolgono un ruolo rilevante nella produzione artistica. Sono specializzati nella trascrizione manuale di testi antichi e illustrano le pagine con scene e figure che aiutano la comprensione dei testi. Dall'uso di scrivere le iniziali delle parole con il minio (in latino minium), minerale di colore rosso, questi piccoli capolavori sono detti miniature.
Fuori dei conventi, gli artisti apprendono il mestiere nelle botteghe, luoghi simili ai moderni laboratori artigianali, specializzati ciascuno in un diverso settore: la lavorazione del legno, della ceramica, dei metalli, dei tessuti, delle pietre.
È durante il Rinascimento che si crea la separazione tra arti decorative e arti figurative: le prime rimangono legate al carattere manuale e alla finalità pratica cui sono destinate, mentre le seconde acquistano quel valore intellettuale che ancora oggi attribuiamo loro. Le arti decorative sono insegnate nelle botteghe, rimanendo così associate alle attività artigianali. Sono considerate un gradino più in basso della pittura e della scultura, anche se questo non vuol dire che non diano vita a opere straordinarie. Vasi, coppe, piatti in bronzo, metalli preziosi e pietre incastonate adornano sontuosamente le tavole dei re; ceramiche variopinte e finemente arabescate, come quelle italiane di Faenza, si diffondono nelle case dei ricchi signori del tempo. Le chiese sono piene di oggetti preziosi, esposti e usati durante le cerimonie religiose.
Nel Settecento, durante l'epoca della Rivoluzione industriale, la distinzione fra chi crea quadri o sculture e chi invece realizza mobili e oggetti si fa molto netta. Inoltre, entra in gioco un nuovo protagonista: l'industria.
I progressi tecnici fanno sì che la produzione manuale sia affiancata dai primi procedimenti meccanizzati. Grazie alle ricerche in campo chimico, si scoprono nuovi materiali adatti alla produzione in serie.
Un esempio: la porcellana, con cui ancora oggi si producono piatti e soprammobili, era conosciuta solo in Cina. Quando nel Settecento un chimico tedesco ne scopre la formula, inizia a essere prodotta in tutta Europa: in Italia sono famose le fabbriche di Capodimonte e quella di Carlo Lorenzo Ginori (oggi società Richard-Ginori 1735). Oltre a oggetti d'utilità quotidiana, si produce un'infinita varietà di opere ornamentali: statuette di piccole dimensioni, che raffigurano scenette popolari, figure mitologiche, personaggi curiosi e di cui rimane ancora una traccia nelle bomboniere. In questa fase, la produzione industriale convive con la decorazione e la rifinitura artigianali.
Con la diffusione delle fabbriche si fa strada l'idea che un oggetto prodotto industrialmente abbia meno valore di uno fatto a mano. È un'idea discussa per tutto l'Ottocento soprattutto in Inghilterra, dove l'avanzare dell'industria è più veloce. Il teorico inglese John Ruskin difende un modello di produzione artigianale simile a quello delle botteghe medievali, dove conta molto l'esperienza. E poiché il Medioevo viene considerato un periodo ideale per l'arte, torna di moda lo stile gotico, sia nell'architettura sia nelle arti ornamentali. Un altro inglese, William Morris, rivendica l'importanza delle arti decorative, affermandone il valore. Con il movimento Arts and crafts ("Arti e mestieri") da lui fondato, che risente anche delle nascenti idee socialiste, cerca di mettere in pratica la sua idea: solo il prodotto eseguito da un artigiano, che ha provato piacere nella creazione del bello, può appagare coloro i quali ne fanno uso quotidiano. Ma questa visione, per quanto affascinante, come può trovare applicazione in un mondo in cui la produzione industriale diventa ogni giorno più forte?
Col tempo la produzione artigianale delle arti figurative subisce un grande cambiamento ed emerge il disegnatore professionista, che abbina le inclinazioni artistiche alle moderne competenze nel campo della produzione industriale. Nascono nuove scuole e musei dedicati proprio alle arti decorative, come per esempio il Victoria and Albert museum di Londra e il Museo austriaco per l'arte e l'industria di Vienna. Si susseguono esposizioni internazionali in cui tale forma d'arte trova ampio spazio: la prima è quella tenuta al Crystal palace di Londra nel 1851, seguita da iniziative simili in molti paesi europei. Per l'Italia è importante ricordare l'Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna tenuta a Torino nel 1902.
A partire dalla fine dell'Ottocento, durante il periodo dell'art nouveau, si rinnovano i motivi ornamentali, anche per reagire allo scadimento qualitativo dei prodotti replicati industrialmente a basso prezzo. Gli artisti dell'art nouveau creano nuove forme ispirate direttamente alla natura. La struttura di soprammobili, utensili, stoviglie e mobili imita le linee armoniose e flessuose delle piante: un vaso per fiori somiglia alla corolla dischiusa di un tulipano o di un giglio, i bracci di un candelabro ricordano i rami annodati di una pianta rampicante. Animali e insetti dalle forme sinuose, come la lucertola o la libellula, sono il modello preferito per le opere di oreficeria, come spille e bracciali.
Questa ricerca di decorazioni originali, concepite armonicamente con l'oggetto, porta spesso a una notevole semplificazione delle forme. Si afferma infatti la convinzione che l'aspetto e la decorazione di un oggetto debbano essere il più possibile adatti a esaltarne la funzione. Molti disegnatori arrivano così a preferire linee essenziali, riducendo al minimo gli ornamenti.
In quegli stessi anni accade spesso che il disegno d'oggetti e mobili sia opera di architetti che concepiscono secondo un unico progetto non solo la struttura di un edificio, ma anche tutto l'arredo e le suppellettili che esso dovrà contenere. L'architetto scozzese Charles Rennie Mackintosh realizza a Glasgow The Willow tea rooms (1904) sale da tè in cui l'esterno dell'edificio, l'insegna del locale, le sedie, i tavolini, le posate e la decorazione delle pareti, sono ideati secondo un'unica ispirazione.
Durante la prima metà del Novecento la professione dell'architetto e quella del disegnatore d'arti decorative coincidono sempre più spesso. La progettazione di forme semplici si unisce all'affermazione su larga scala dei processi di produzione industriale, tanto che nel momento attuale si parla di disegno industriale o, più semplicemente, di design, parola inglese che significa "progetto". L'aggettivo 'decorativo' ha spesso una sfumatura negativa, come sinonimo di frivolezza, inutilità e come richiamo a una vecchia idea d'ornamento ormai superata. Di fatto, le arti decorative continuano però a esistere: sono quegli oggetti ornamentali, come un piatto decorato o un gioiello, prodotti dalla fantasia e dalla sapienza di artisti-artigiani, il cui valore risiede proprio nel fatto di essere eseguiti a mano, di essere cioè pezzi unici.