Tendenza affermatasi negli anni 1950, secondo la quale la materia di cui è costituita l’opera d’arte riveste un ruolo fondamentale e non distinguibile dall’immagine, in quanto essa stessa immagine, ovvero portatrice di comunicazione e significato, di efficacia rappresentativa ed espressiva. Rientrano nel gusto m., o nell’arte m., artisti dell’informale o del neodadaismo, sebbene sia possibile individuare precedenti già nell’ambito del surrealismo, del dadaismo e del futurismo. In diversi artisti e correnti è evidenziabile un interesse basato sul valore intrinseco della materia, come in J. Pollock, in J. Fautrier e J. Dubuffet, in E. Baj e R. Crippa; i maggiori interpreti della ricerca, con modalità espressive autonome e peculiari, sono indicati dalla critica in A. Tapies e A. Burri.