Grammatico alessandrino (216-144 a. C.), allievo di Aristofane di Bisanzio e suo successore nella direzione della Biblioteca di Alessandria. Combatté la scuola pergamena di Cratete di Mallo e fondò una fiorentissima scuola di grammatici; fra i suoi discepoli furono Ammonio, Apollodoro d'Atene, Dionisio Trace. Scrisse moltissimo (800 libri) fra edizioni critiche, commenti, opere speciali, che noi conosciamo dagli scolî e attraverso le opere di Aristonico, Didimo ed Erodiano. Ma soprattutto si dedicò ai poemi omerici, di cui diede due edizioni critiche, emendandoli in base ai manoscritti di cui disponeva e corredandoli di segni diacritici; nemico delle spiegazioni allegoriche, sosteneva che fine del poeta è il piacere dell'animo. Curò anche l'ortografia omerica; giudicava col criterio dell'analogia. Influì molto sulla formazione della terminologia grammaticale; a lui risale la distinzione delle otto parti del discorso. Diede anche l'edizione critica e il commento di Esiodo e di Pindaro, commentò Archiloco e Anacreonte, studiò anche i tragici e Aristofane.