VALLISNERI, Antonio
– Nacque a Trassilico, in Garfagnana, ora in provincia di Lucca, il 3 maggio 1661, da Lorenzo e da Maria Lucrezia Davini.
Lorenzo era nato a Scandiano il 6 gennaio 1614. Laureatosi in legge nel 1646 nello Studio di Reggio Emilia, nel 1661 era capitano di ragione di quella vicaria per conto del duca di Modena Alfonso IV d’Este. Maria Lucrezia Davini era nata il 20 luglio 1632 a Camporgiano, sempre in Garfagnana, dove si era sposata con Lorenzo il 17 luglio 1660. Lorenzo si era sposato in prime nozze il 31 gennaio 1645 con Isabella Anceschi, dalla quale aveva avuto tre figli, due morti infanti e Claudia, nata il 12 novembre 1650 a Trassilico e morta poco dopo la madre Isabella il 14 dicembre 1650. Da Maria Lucrezia ebbe invece, oltre ad Antonio, altri tre figli, Francesco, nato il 25 dicembre 1665, Liberato, il 24 giugno 1669 e Giuseppe, il 31 ottobre 1670.
Antonio lasciò Trassilico alla fine del 1664, quando il padre rinunciò ai suoi incarichi per rientrare in patria, a Scandiano. Ebbe qui la sua prima formazione, che seguì la via tradizionale, riservata ai figli delle migliori famiglie del tempo, strutturata secondo il modello classico della Ratio studiorum gesuitica e articolata nei corsi di grammatica, umanità, retorica e filosofia. Tale modello gli permise di acquisire una sicura conoscenza della lingua e della letteratura classica latina, che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita e che sarebbe stata la premessa della sua intensa frequentazione dei classici della lingua volgare e della sua piena padronanza della lingua italiana.
Il 19 agosto 1679 lo zio paterno Giuseppe Vallisneri morì lasciandogli una cospicua eredità, nella forma di una rendita annua prodotta da possedimenti in fedecommesso inalienabile, tale da garantirgli la base di una vita agiata.
Il lascito era però gravato dall’obbligo di destinare 200 scudi all’anno per mantenere agli studi tre giovani scandianesi di famiglie selezionate e dai vincoli di laurearsi in legge o in medicina entro i trent’anni, di risiedere a Scandiano almeno tre mesi all’anno e di farvi nascere i figli maschi, pena la perdita del diritto per il primogenito di succedergli nell’eredità.
Dopo gli studi medi Antonio decise per il corso di laurea in medicina, iniziando i propri studi universitari nel 1682 a Bologna, dove fu allievo diretto di Marcello Malpighi, che lo accolse sin dall’inizio sotto la sua protezione, a causa, oltre che delle sue particolari doti, delle raccomandazioni del principe d’Este e dell’amicizia che Malpighi aveva avuto con lo zio Giuseppe Vallisneri. In quegli anni Antonio venne a contatto con le tesi corpuscolaristiche e con quelle cartesiane, ma soprattutto con lo sperimentalismo galileiano, integrato dai più noti studiosi di quell’ambiente con il pensiero baconiano, al fine di neutralizzarne i pericolosi risvolti metafisici che avevano portato al processo e alla condanna dello scienziato pisano. Alla formazione del giovane Vallisneri concorse però anche il magistero di Giovanni Girolamo Sbaraglia, le cui lezioni seguì con attenzione, sebbene all’insaputa di Malpighi. Dall’insegnamento di Sbaraglia Antonio trasse una notevole attenzione per l’istanza empirica, che estrapolò dal contesto tradizionalista sostenuto da quell’autore e inserì nel quadro concettuale moderno, conciliandola con la medicina razionale malpighiana di cui era seguace.
Laureatosi nel 1685 nello Studio di Reggio, passò a far pratica a Venezia, Padova e Parma sino al 1687, seguendo come tirocinante, a Venezia, Iacopo Grandi e Lodovico Testi e, a Parma, Giuseppe Pompeo Sacco.
Ristabilitosi in patria, esercitò la professione in diverse condotte dal 1687 al 1700. In tale periodo si dedicò a un’intensa serie di osservazioni naturalistiche, volte soprattutto a confutare la tesi della generazione spontanea.
Questi furono anni determinanti per la sua formazione professionale e scientifica e per la sua vita. Il 9 febbraio 1691 si fidanzò con Laura Mattacodi, che sposò il 27 aprile 1692.
Nella scelta venne influenzato da motivazioni pratiche, ma anche da una personale predilezione per la ragazza. Un matrimonio perfettamente riuscito, dal quale, anche per la necessità di avere figli maschi ed evitare di perdere per i propri discendenti la successione all’eredità dello zio Giuseppe, nacquero 18 figli, dei quali ne sopravvissero però solo quattro, Claudia Angelica, nata il 22 giugno 1696 e che visse sempre con il padre, Camilla Monica, il 4 maggio 1698, e Fortunata Maria, il 13 maggio 1701, che si fecero entrambe monache, non intaccando così l’eredità del figlio maschio, e, infine, Antonio jr, il 5 giugno 1708, che finalmente garantì al padre la possibilità di mantenere in famiglia l’eredità dello zio.
Sempre in questi anni definì le fonti e i criteri della sua medicina pratica e sviluppò un intenso programma di studi entomologici e naturalistici. In linea con la tradizione medica galileiana di Francesco Redi e Malpighi sostenne l’utilità degli studi naturalistici per l’evoluzione della medicina. Inoltre, formatosi a contatto anche con medici aperti alle teorie iatrochimiche come Sacco e Testi, non smise mai, pur aderendo allo scetticismo farmacologico di marca ippocratica, di operare uno sforzo di ricerca di nuovi rimedi, in grado di aiutare la medicina a superare, almeno in qualche caso, la sconsolante situazione di impotenza terapeutica nella quale si trovava. In tal senso Vallisneri prospettava un perfezionamento della terapeutica che, partendo dalle prescrizioni di Ippocrate e dalle scoperte anatomiche e naturali dei moderni, sperimentasse con cautela i rimedi antichi e recenti, costruendo un patrimonio di conoscenze atte a migliorare le proprie capacità d’intervento. Il modello a cui faceva riferimento doveva però coniugare la ricerca empirica sul campo con il paradigma meccanicistico e corpuscolarista, di cui Antonio era convinto sostenitore e a cui affidava il compito dell’inquadramento generale dei fenomeni, dell’elaborazione degli strumenti interpretativi e delle possibili ipotesi terapeutiche. La prassi che ne derivava doveva mettere alla prova l’efficacia e, nei casi positivi, avvalersi delle molte proposte vecchie e nuove della letteratura farmacologica. Una particolare attenzione era riservata ai farmaci specifici, come il mercurio e la china china, e a quelli, ma con estrema cautela, resi disponibili dalla manipolazione chimica applicata alla medicina. Pure non sfuggiva a Vallisneri il peso che nella terapia avevano gli elementi psicologici e la necessità di prescrivere talvolta anche farmaci giudicati inutili, evitando però assolutamente i dannosi, per tranquillizzare l’‘opinione’ che avevano i pazienti della loro malattia.
Negli anni in cui esercitò la medicina pratica e, in particolare, dal 1694 al 1701 condusse una costante attività di ricerca naturalistica, soprattutto concentrata nell’osservazione etologica degli insetti e nella ricostruzione del loro ciclo biologico, finalizzate alla confutazione della teoria della generazione spontanea, a cui diedero un notevole contributo i suoi studi parassitologici. Studi sostenuti da raffinate capacità di osservazione e da evolute tecniche sperimentali e microscopiche, che evidenziarono l’origine parentale e specie-specifica pure di questi organismi e che falsificarono anche l’ipotesi di Redi, che aveva ascritto la genesi dei parassiti alla virtù zoogenetica delle anime vegetative e sensitive di piante e animali.
Dal 1696 Antonio iniziò la collaborazione con La galleria di Minerva, pubblicandovi il Primo dialogo, nel quale confluirono gli studi entomologici degli anni precedenti, e che gli fruttò, grazie alla mediazione di Testi e alla decisione dei riformatori della Studio di Padova, che volevano svecchiare gli insegnamenti in quell’Università e favorire l’affermazione della filosofia sperimentale, la chiamata, nel 1700, sulla cattedra di medicina pratica. In quella sede Vallisneri fu in grado di sviluppare, attraverso la collaborazione ai periodici eruditi, il suo imponente carteggio e una straordinaria attività editoriale, una vera e propria egemonia culturale nelle scienze naturalistiche e della vita nei primi trent’anni del Settecento in Italia. Pure venne sempre confermato dai Riformatori nei suoi incarichi accademici con costanti progressioni retributive, passando nel 1709 sulla seconda cattedra di medicina teorica e, nel 1711, sulla prima, che tenne sino alla morte.
Nel 1708, ormai perfettamente radicato nell’ambiente veneto, concepì, con Scipione Maffei e Apostolo Zeno, il progetto del Giornale de’ letterati d’Italia, che venne concretamente fondato, con l’apporto dei necessari capitali iniziali, il 28 novembre 1709, in una riunione tenutasi nell’abitazione padovana di Vallisneri.
Nel 1710 cominciarono a uscire i numeri del Giornale e Antonio diede avvio a un periodo di intensa attività editoriale. Già quell’anno diede alle stampe le Considerazioni, ed esperienze intorno al creduto cervello di bue impietrito, le Considerazioni, ed esperienze intorno alla generazione de’ vermi ordinari del corpo umano e la Prima raccolta d’osservationi, e d’esperienze.
In queste pubblicazioni, fra le altre cose, affrontò il tema delicato dei fenomeni di apparente deviazione dalle leggi della natura, che comunque riteneva non potessero mai contraddire i criteri della legalità naturale e che quindi riteneva governati anch’essi da precise norme, e dell’origine dei vermi intestinali dell’uomo e di alcuni mammiferi, negando che potessero provenire da uova ingerite di altri insetti esterni e ritenendoli invece specifici dell’ambiente intestinale sin dal momento della loro creazione iniziale.
Nel 1713 proseguì la sua battaglia contro la teoria della generazione spontanea con la divulgazione di suoi fondamentali studi parassitologici, sia di ambito entomologico, sia riferiti alla scoperta degli apparati riproduttori dei vermi intestinali, pubblicando le Esperienze, ed osservazioni intorno all’origine, sviluppi, e costumi di vari insetti e le Nuove osservazioni, ed esperienze intorno all’ovaia scoperta ne’ vermi tondi dell’uomo, e de’ vitelli.
Nella Nuova idea del male contagioso de’ buoi, nel 1714, in collaborazione con il proprio allievo Carlo Francesco Cogrossi, in occasione dell’epizoozia bovina che negli anni precedenti aveva decimato il bestiame soprattutto dell’area padana, avanzò la tesi dell’eziologia microbica per le malattie epidemiche, in contrasto con le convinzioni tradizionali, ma anche di molti naturalisti e medici dell’area sperimentalista e galileiana, che le attribuivano alle condizioni climatiche e ambientali.
Le Opere diverse, uscite nel 1715, raggruppavano l’Istoria del camaleonte affricano, la Lezione accademica intorno all’origine delle fontane e la Raccolta di vari trattati.
Nell’Istoria del camaleonte diede conto degli studi etologici e anatomici che aveva condotto su alcuni esemplari di camaleonti che gli erano stati donati da Diacinto Cestoni, illustrando, in particolare, le loro abitudini alimentari e il loro mimetismo, che interpretò utilizzando sia la teoria dei colori di Nicolas Malebranche, sia quella di Isaac Newton. La Lezione accademica intorno all’origine delle fontane illustrò, con esemplare metodo sperimentale, la controversa questione dell’origine delle acque sorgenti perenni, dimostrandone la provenienza meteorologica, anche qui in contrasto con le tesi tradizionaliste, ma anche di molti autori della nuova scienza, come René Descartes, Domenico Guglielmini e Bernardino Ramazzini, che ipotizzavano una loro provenienza marina, attraverso cunicoli e alambicchi sotterranei, che ne avrebbero anche prodotto la desalinizzazione. Nella Raccolta di vari trattati furono invece principalmente riproposti, più o meno rimaneggiati, saggi di tema biologico e naturalistico già usciti sui periodici eruditi e in altre sedi.
Nel 1721 uscirono l’Istoria della generazione dell’uomo, e degli animali e il De’ corpi marini, che su’ monti si trovano, che ebbero larga circolazione europea e sancirono la sua notorietà internazionale. Entrambe le opere furono concepite dallo scienziato, attraverso la mediazione di Louis Bourguet, su sollecitazione di Gottfried Wilhelm von Leibniz, convinto che Vallisneri fosse l’unico studioso del tempo in grado di dare una soluzione fondata alle questioni della scelta ovista o animalculista della teoria embriogenetica preformistica e al problema dell’origine dei fossili, con particolare riguardo alle ragioni della presenza di fossili marini sulle montagne.
Nell’Istoria della generazione Antonio si schierò a sostegno del preformismo ovistico e della preesistenza di tutti gli embrioni, creati da Dio, in linea con la tesi agostiniana, all’inizio dei tempi e inviluppati l’uno nell’altro nelle ovaie delle femmine di ogni animale. Nello stesso tempo illustrò l’idea della grande catena degli esseri, fondamentale per la sua visione della natura, secondo la quale tutti gli enti naturali, organici e inorganici, sono legati in una progressione costante, che va dalle terre semplici sino all’uomo, creata all’inizio dei tempi e immutabile, nella quale è presente un ben preciso e provvidenziale equilibrio predatorio e dove ogni essere è indispensabile alla sopravvivenza del tutto. Nel De’ corpi marini Vallisneri mise in discussione, ma con grande cautela e ricorrendo in più occasioni all’autocensura e a stratagemmi retorici per aggirare la censura ecclesiastica, la realtà storica del Diluvio universale e le teorie che attribuivano a questo evento la presenza di fossili marini sulle montagne, che invece spiegò attraverso fenomeni geologici parziali di inondazione di terre emerse e di affioramento di territori prima coperti dalle acque.
Nel 1725 diede alle stampe, in collaborazione con Giovanni Battista Davini, il Dell’uso, e dell’abuso delle bevande, e bagnature calde, o fredde, opera d’argomento medico, nella quale sostenne l’opportunità, nella maggioranza dei casi, di assumere bevande calde, che riteneva più adatte, in linea con le sue teorie meccanicistiche e corpuscolaristiche, a favorire le operazioni vitali e i processi digestivi.
Nel 1722 pubblicò, in forma anonima, il Che ogni italiano debba scrivere in lingua purgata italiana, o toscana, con il quale prese posizione a difesa della lingua e della cultura italiana e della scelta di stendere in volgare anche le opere scientifiche, in perfetta sintonia con la tradizione galileiana e con la difesa della cultura nazionale che stava promuovendo anche con l’iniziativa del Giornale. Nel 1726 diede ancora maggiore spazio e concretezza ai suoi interessi lessicografici iniziando la stesura del Saggio alfabetico d’istoria medica e naturale, che sarebbe però uscito postumo nel 1733, nel quale si impegnò in uno sforzo di codificazione della lessicografia scientifica medico-naturalistica, per la quale, in una logica di rinnovamento e perfettibilità delle lingue, riteneva il Vocabolario della Crusca carente e inadeguato, con un’apertura culturale che qui, come in tutti gli altri suoi versanti di studio, rappresentava un significativo punto di passaggio verso le successive prospettive illuministiche.
Al culmine di una carriera brillantissima, che l’aveva portato ai massimi livelli del dibattito scientifico europeo, morì a Padova il 18 gennaio 1730 a causa di una breve e improvvisa malattia polmonare e fu sepolto nella chiesa degli Eremitani.
Opere. Opere fisico-mediche..., Venezia 1733 (pubblicate postume, contengono le opere principali dell’autore); Epistolario, a cura di D. Generali, I, 1679-1710, Milano 1991, II, 1711-1713, 1998; Edizione nazionale delle Opere di Antonio Vallisneri, I-XX, Firenze 2004-2019 (il primo volume della Biblioteca dell’Edizione nazionale contiene la Bibliografia delle opere di Antonio Vallisneri, a cura di D. Generali, Firenze 2004, a cui si rimanda per un elenco completo delle sue pubblicazioni, molte delle quali pubblicate anonime o pseudonime); Theory, practice, and nature In-between. Antonio Vallisneri’s Primi itineris specimen, a cura di F. Luzzini, Berlin 2018, https://edition-open-sources.org/sources/9/index.html (23 febbraio 2020).
Fonti e Bibl.: G.A. di Porcia, Notizie della vita, e degli studi del kavalier A. V., a cura di D. Generali, Bologna 1986; D. Generali, A. V. Gli anni della formazione e le prime ricerche, Firenze 2007; A. V. La figura, il contesto, le immagini storiografiche, a cura di D. Generali, Firenze 2008; F. Luzzini, Il miracolo inutile. A. V. e le scienze della Terra in Europa tra XVII e XVIII secolo, Firenze 2013. Nella pagina Studi su A. V., nel sito dell’Edizione nazionale, www.vallisneri.it, è fornito un elenco completo della bibliografia critica sul personaggio sino al 2000, anno di avvio dell’Edizione nazionale.