Poeta greco (Leucade 1884 - Atene 1951). Formatosi nel clima della cosiddetta Scuola dell'Eptaneso, maturò una grande sensibilità per la lingua demotica e acquisì diretta conoscenza di molte letterature straniere, in primo luogo quella italiana. Dopo le prime poesie, influenzate dal tardo parnassianesimo e dal simbolismo, e il poema ᾿Αλαϕροΐσκιωτος ("Il visionario", 1909), liricamente autobiografico, con Ραψωδίες τοῦ ᾿Ιονίου ("Rapsodie dello Ionio", 1909) si pose sulle orme di Solomòs, ispirandosi nel contempo ai modi e ai temi del canto popolare. Gli esempî più notevoli della sua creatività linguistica si ritrovano nei componimenti successivi (Πρόλογος στη ζωή "Prologo alla vita", 1915-17; Μήτηρ Θεοῦ "Madre di Dio", 1917; Τὸ Πάσχα τῶν ῾Ελλήνων "La Pasqua dei Greci", 1919), nei quali celebrò i miti e gli ideali dell'Ellade classica e cristiana con accensioni liriche spesso dilatate dall'enfasi. A Delfi, dove mise in scena, con l'aiuto e il sostegno economico della prima moglie, Eva Palmer Kotland, memorabili rappresentazioni delle tragedie eschilee (1927; 1930), tentò di dar vita a un centro internazionale di cultura ("Università delfica"), che promuovesse la fratellanza universale e il sincretismo religioso. Nell'ambito di tale progetto, rivelatosi presto fallimentare, concepì ῾Ο τελευταῖος ὀρϕικὸς διϑύραμβος ἢ ῾Ο διϑύραμβος τοῦ ρόδου ("L'ultimo ditirambo orfico o Il ditirambo della rosa", 1932), dialogo tra un Orfeo morente e due corifei, impacciato da costruzioni allegoriche e da simbolismi. Ugualmente deboli, sul piano della rappresentatività, le successive tragedie (Σίβυλλα "Sibilla", 1940; ᾿Ο Δάιδαλος στὴν Κρήτη "Dedalo a Creta", 1942; ῾Ο Χριστὸς στὴ Ρώμη "Cristo a Roma", 1946; ῾Ο ϑάνατος τοῦ Διγενῆ "La morte di Dighenìs", 1950), percorse tuttavia da una forte tensione ideale. L'attenzione nei confronti delle vicende contemporanee, già avvertibile in alcune sillogi poetiche degli anni giovanili (᾿Επίνικοι, Α′ "Epinici, I", 1912; Στίχοι "Versi", 1915), ritorna con più sicura evidenza nei versi scritti durante la lotta partigiana ᾿Επίνικοι, Β′ "Epinici, II", 1940-46; ᾿Ακριτικά "Canti acritici", 1942), allorché il poeta assunse il ruolo di vate nazionale. La sua opera poetica, già parzialmente raccolta dall'autore in Λυρικὸς βίος ("Vita lirica", 3 voll., 1946-47), è stata pubblicata, con lo stesso titolo, in ed. completa (6 voll., 1965-70) da G. Savvìdis, che ha curato anche la raccolta dei testi drammatici (Θυμέλη "Ara di Dionisio", 3 voll., 1971-75) e prosastici (Πεζὸς λόγος "Prosa", 6 voll., 1978-85).