Presso i Greci, l’offerta a una divinità, deposta nel suo tempio e perciò a lei sacra. Motivo dell’offerta era una vittoria (in guerra, nei giochi ecc.) o un qualche avvenimento favorevole nel quale all’offerente sembrava si dovesse riconoscere l’intervento del dio. L’a. originariamente era in natura (frutta, bestiame), ma con il tempo divenne di svariatissimi tipi: edifici, statue, armi, suppellettili ecc.
Poiché l’offerta poteva essere a una divinità infernale, i traduttori greci dell’Antico Testamento usarono il termine ἀναϑήμα per tradurre ḥērem «consacrato», nel senso di «offerto a Dio per lo sterminio» (corrispondente al latino sacer esto). Come presso gli Ebrei il ḥērem era diventato un «bando» dalla comunità religiosa e dalla sinagoga, così nel cristianesimo a. assunse il senso di «separazione dalla Chiesa». L’a. divenne sinonimo di scomunica e invalse l’uso di colpire eretici e scismatici con formule di scomunica dette anatematismi. Il termine a. era usato anche come minaccia contro i violatori di sepolcri in iscrizioni funerarie cristiane e, nei manoscritti, contro i copisti infedeli e i ladri.