Nome di vari generali cartaginesi: 1. Figlio di Annone, capo politico e militare dei Cartaginesi forse intorno al 480 a. C. Cercò di contrastare l'invadente potenza di Terone d'Agrigento, quando questi minacciò gli interessi cartaginesi in Sicilia, e a questo scopo si alleò contemporaneamente con Terillo, tiranno deposto di Imera e con Anassilao, tiranno di Reggio e Messina. Scopo dell'alleanza era la creazione di un vasto dominio cartaginese, o controllato dai Cartaginesi, sulle coste settentrionali della Sicilia sino allo stretto di Messina. Ma l'ambizioso piano fallì perché A., sotto Imera, fu sbaragliato dagli eserciti collegati di Terone e di Gelone siracusano. Morì sul campo, o suicida in olocausto agli dei, come vuole la tradizione cartaginese, o ucciso dai Greci. 2. Generale cartaginese, combatté in Sicilia contro Agatocle nel 319 e nel 313 a. C. Secondo la tradizione, ambedue le volte avrebbe tradito gli interessi della sua patria per accordarsi con Agatocle: morì però prima che si celebrasse il processo contro di lui. Con questo A. è forse da identificare un altro A. che nel 340 combatté contro Timoleone presso il f. Crimiso. 3. Figlio di Giscone, succedette al precedente nel comando delle truppe cartaginesi in Sicilia (312). Sconfisse Agatocle, ma non riuscì a impedire la partenza di lui e delle sue forze per l'Africa. Durante un assalto a Siracusa, fu fatto prigioniero e barbaramente ucciso (309). 4. Il più noto, detto Amilcare Barca (da baraq "fulmine"), padre di Annibale. Nacque intorno al 290 a. C., sul finire della prima guerra punica ebbe il compito di sostenere la difficile situazione dei Cartaginesi in Sicilia e riuscì (247-242) a tenere a bada i Romani con un'abilissima guerriglia; fu però suo demerito l'aver trascurato la flotta. Dopo la sconfitta alle Egadi (241), riuscì a concludere una pace onorevole. Fu quindi impegnato, con Annone il Grande, nella guerra con i mercenarî ribelli e gli indigeni; dopo due campagne, la vittoria arrise alla tenacia e anche all'astuzia di A. Suo ultimo compito fu la preparazione di una base in Spagna per la rivincita contro Roma: con tenacia e genialità, mediante la sottomissione delle tribù iberiche meridionali e centrali, creò un esercito poderoso, che fu poi strumento essenziale delle vittorie di Annibale. Morì combattendo, vittima di un'imboscata, mentre assediava Elche (229).