Regista e scenografo (Genova 1921 - ivi 1989). Esordì come mimo con A. Fersen, quindi fu nella compagnia "Il carrozzone" di F. Piccoli, come attore, scenografo e costumista (1947-53). Dopo alcune esperienze nel cinema, fondò (1957) a Genova La borsa d'Arlecchino, piccolo teatro d'avanguardia che si impose soprattutto per l'attenzione alla drammaturgia dell'assurdo (Ionesco, Beckett, Adamov). Con il suo gusto del grottesco e la sua capacità di smitizzare i testi, T. si affermò come uno dei registi più estrosi, raffinati e graffianti della scena italiana. Dai classici antichi e moderni (Titus Andronicus di Shakespeare, 1968; Il signor Puntila e il suo servo Matti di Brecht, 1970; Arden of Feversham di Anonimo elisabettiano, 1971; Peer Gynt di Ibsen, 1973), da testi contemporanei (Nerone è morto? di M. Hubay, 1974) e scritti da lui stesso (Sandokan, Yanez e i tigrotti della Malesia alla conquista della perla di Labuan, 1970; Festa per la beatificazione di Margherita Gautier, la signora delle Camelie, santa di seconda categoria, 1970; Ettore Fieramosca, 1973; Faust Marlowe-Burlesque, 1976, in collab. con L. Salveti), T. creò spettacoli che oscillavano fra un elegante estetismo e una corrosiva parodia. Ha allestito inoltre tre interessanti e controversi spettacoli dannunziani (La città morta, Francesca da Rimini, La nave, 1988). È stato direttore artistico del Teatro Stabile di Torino (1972-76) e direttore dell'Accademia naz. d'arte drammatica (1980-86).