zuffa
s. f. [dal longob. zupfa «ciuffo» (v. ciuffo): propr. «il fatto di prendersi per il ciuffo» (cfr. acciuffarsi)]. – 1. Scontro fra due o, più spesso, parecchie persone; può riferirsi a una baruffa, a una rissa, o anche a un combattimento militare (in questo caso è sinon. di mischia: combattimento di piccoli reparti corpo a corpo), ma sempre indica accanimento, lotta violenta a corpo a corpo, e per lo più confusione: cominciare, rinnovare la z.; entrare, cacciarsi, gettarsi nella z.; la z. ebbe inizio, nacque da un banale litigio; il diverbio si trasformò in una z.; corse all’ala destra dove più ardeva la z.; Dunque, codardo, il capitan tuo vedi In z. co’ nemici e solo il lassi? (T. Tasso); z. campali, chiamate ne’ nostri tempi con vocabolo francioso, giornate (Machiavelli). Anche di animali: z. tra cani e gatti; le padrone si affannavano a sedare la z. tra i loro cani. 2. fig., raro. Discussione, disputa, polemica accanita e violenta: z. letterarie, politiche, ideologiche. Nell’uso poet., fare zuffa con qualcosa, urtare, contrastare: una muffa, Per l’alito di giù che vi s’appasta, Che con li occhi e col naso facea zuffa (Dante), che urtava ostilmente i sensi, provocando disgusto. ◆ Dim., scherz. o iron., zuffétta, zuffettina.