zoppicare
v. intr. [der. di zoppo] (io zòppico, tu zòppichi, ecc.; aus. avere). – 1. Camminare zoppo: come mai zoppichi?, ti sei fatto male alla gamba?; il cavallo zoppica, bisogna chiamare il veterinario; z. leggermente, penosamente, da un piede, da tutt’e due i piedi. In usi fig., riferito a mobili che abbiano piedi o gambe di lunghezza disuguale, e che perciò non poggiano stabilmente sul pavimento: il tavolino, la sedia, il letto zoppica; l’armadio zoppica da un piede, bisogna fermarlo con una zeppa; più raram., di altre cose che non stanno o non procedono in pari: il carretto avanzava zoppicando. Com. il prov. chi va con lo zoppo impara a z., nel senso fig. che si assumono facilmente difetti e cattive abitudini dalle persone che si frequentano. 2. fig. Avere, presentare qualche imperfezione, manchevolezza o difetto, nello svolgimento di un’attività: a scuola va bene in tutte le materie, ma zoppica in matematica; un governo, una maggioranza che zoppica. Riferito a discorsi, ragionamenti e argomentazioni, non essere condotti con il necessario rigore, essere poco persuasivi: la tua dimostrazione zoppica in varî punti; di versi, non essere costruiti secondo le regole: il quinto verso zoppica perché ha una sillaba in meno; in questa ottava le rime zoppicano, sono imperfette o forzate. ◆ Part. pres. zoppicante, com. anche come agg.: cavallo, seggiola zoppicante; e, fig., argomentazione, endecasillabo, terzina zoppicante.