zolla
żòlla (o zòlla) s. f. [dal longob. *zolla, ted. medio zolle «massa compatta» (di sterco)]. – 1. a. Pezzo compatto e non molto grande di terra, che si stacca dal terreno, quando lo si lavora con l’aratro o con altri strumenti agricoli: il contadino arando il suo campo tagliava e rovesciava le z.; rompere, rivoltare, sbriciolare, tritare le z.; qualche z. nel campo umido e nero Luccica al sole, netta come specchio (Pascoli). Per estens., al plur., terreno agricolo, campo lavorato: marzo molle, grano per le z. (prov. tosc.); aver quattro z. o poche z., possedere un piccolo pezzo di terra; in usi poet., anche al sing.: A chi la z. avita Ara co’ propri armenti ... (Prati). Z. erbosa, il suolo erboso o parte di esso, in contrapp. col sottosuolo; poet., terreno erboso: tacito, seduto in verde zolla, Delle sere io solea passar gran parte Mirando il cielo (Leopardi); o terreno in genere: Amaranti educavano e vïole Su la funebre zolla (Foscolo). b. Pezzo compatto di altra materia, spec. nell’espressione una z. (ma più com. una zolletta) di zucchero. 2. In geologia, ognuna delle porzioni rigide, dette anche placche, delle quali, secondo la teoria della tettonica a placche (v. tettonica), si ammette sia costituita la litosfera: esse sono formate nella parte inferiore da materiale solido del mantello, e in quella superiore da rocce basiche in corrispondenza degli oceani e prevalentemente granitiche in corrispondenza dei continenti, raggiungendo nelle prime lo spessore di 80-100 km, e di 100-400 km nelle seconde. Di dimensioni diverse tra loro (sei vastissime: l’africana, la pacifica, l’euroasiatica, ecc., altre più modeste), poggiano sulla superficie parzialmente fusa dell’astenosfera e si muovono, trascinate dalle correnti convettive di questa, con spostamenti relativi che hanno l’effetto di alterarne sia le dimensioni sia l’assetto superficiale: aumentano infatti di dimensioni lungo le zone di divergenza, segnate dalla presenza delle dorsali oceaniche, mentre il reciproco impatto nelle zone di convergenza provoca la subduzione di un margine sotto l’altro o la compressione di uno di essi (dando luogo a rilevantissimi fenomeni sismici, vulcanici, orogenetici) laddove lo scorrimento lungo linee di frattura non provoca variazioni di superficie. 3. In istologia, zolle (o corpi) tigroidi, o zolle di Nissl, granulazioni cromofile presenti nel citoplasma dei neuroni, colorabili tra l’altro con i colori basici di anilina. 4. In araldica, terrazzo diminuito e ristretto alla punta bassa dello scudo. ◆ Dim. żollétta, żollettina, com. spec. nell’uso estens.: zucchero in zollette (mettere nel caffè una zolletta, o due zollette, di zucchero), zucchero raffinato confezionato in piccoli cubi o parallelepipedi; accr., raro, żollóne m. (tutti con iniziale sonora o sorda).