zoccolo1
zòccolo1 s. m. [lat. sŏccŭlus, dim. di soccus: v. socco]. – 1. a. Calzatura chiusa nella parte anteriore, costituita da un unico pezzo scavato nel legno, usata tradizionalmente in alcune regioni e da varie classi sociali (in Olanda, in Italia da contadini, per es., della pianura padana e di zone di montagna, ecc.), oppure dalla sola suola in un pezzo unico di legno e da un elemento di chiusura o di sostegno nella parte anteriore formato da una fascia o da strisce di cuoio o pelle, stoffa, plastica, ecc., usata soprattutto sulle spiagge o in piscine, ma anche in casa, per riposo, e come normale calzatura: calzare, portare gli z.; il quadretto rappresentava un’olandesina con gli z.; per non scottarsi i piedi sulla sabbia rovente dovettero rimettersi gli z.; si sentiva un rumore di zoccoli sul selciato; lo colpì in testa con uno z.; zoccoli da riposo, da passeggio; z. ortopedici. b. fig., spreg., non com. Uomo rozzo e ignorante, buono a nulla: a prima vista sembra uno z.; ho chiesto un bravo aiutante e mi hanno mandato questo zoccolo. 2. In zoologia, la gigantesca unghia del III dito degli equidi, l’unico funzionante in ciascuna delle quattro zampe, su cui poggia tutto il peso del corpo; anche le unghie del III e IV dito dei bovini e degli altri artiodattili. Z. vetriolo (o z. ghiacciolo), v. vetriolo1. 3. estens. Oggetto, elemento, struttura, di forma, posizione o funzione simili a quelle di uno zoccolo (come calzatura e unghia di animali): z. di fango, di neve, lo strato di fango che si attacca alla suola delle scarpe, o di neve umida e compressa che aderisce sotto gli sci o gli scarponi, o tra le punte dei ramponi da ghiaccio; z. di una pianta, il pane di terra che resta attaccato alle radici di una pianta cavata dal terreno; z. di pane fritto o arrostito (più comunem. crostone), z. di riso, di polenta, di semolino, di gelatina, ecc., nell’alta cucina, base di appoggio e di risalto di carni arrosto, bollite, in umido (spec. cacciagione, pollame e pesci interi). In partic.: a. Nome generico di ogni tipo di basamento o di piedistallo: lo z. di un monumento, di una statua, di un’urna, di un grande vaso, di un orologio a pendolo; z. di una colonna (più tecn. plinto). In architettura, la parte inferiore di un edificio o di un partito architettonico, che per lo più ha carattere e aspetto di basamento o di piedistallo; prominenza che un tempo si dava al piede delle mura di una città fortificata per maggiore solidità. Per analogia, la parte inferiore (detta più comunem. zoccoletto o zoccolino) delle pareti dei vani interni degli edifici, a volte semplicemente verniciata (z. a vernice), ma più spesso rivestita con una striscia di marmo, di legno o di plastica (z. battiscopa, e più spesso, assol., il battiscopa), per rendere più durevole l’estremità inferiore della parete, soggetta all’urto degli arnesi per la pulizia dei pavimenti. b. In geotettonica, il basamento rigido di una regione geologica o di una unità strutturale, sul quale poggiano formazioni con assetto tettonico diverso e in genere affette da deformazioni plastiche plicative. In geologia marina e sedimentologia, z. continentale, la porzione di crosta sialica che forma la base di una placca continentale e che comprende, al di sotto del livello marino, la piattaforma e la scarpata continentale. c. Nella tecnica aeronautica, dispositivo per sostenere il carrello di un aereo in modo da scaricare gli ammortizzatori e tenere sollevati da terra i pneumatici. d. In tipografia, il legno di montaggio dei clichés o il blocco metallico che serve di supporto alle lastre stereotipe. Nei caratteri per la composizione manuale, la base del blocchetto (con la testa e il piede), in lega per lo più metallica (piombo, stagno, antimonio), che sostiene il segno grafico (occhio), cioè la parte stampante in rilievo, al fine di aumentarne la resistenza alla pressione durante la stampa; l’altezza totale della lettera, comprendente lo zoccolo e la parte stampante, è sempre la stessa, indipendentemente dal corpo del carattere; la larghezza dello zoccolo (spessore) varia a seconda della larghezza della lettera, anche in un medesimo corpo. e. Z. d’alzo, la parte dell’alzo di un’arma da fuoco che è fissata alla canna e sulla quale si muove il ritto d’alzo; in artiglieria, ogni sostegno metallico, di forma all’incirca parallelepipeda, che sostiene congegni o accessorî applicati alle armi. 4. In elettronica, la spina multipolare usata per l’innesto dei tubi termoelettronici; più precisamente, z. del tubo, la base del tubo, generalmente di bachelite o di ceramica, che porta, opportunamente disposte, le spine cui fanno capo gli elettrodi del tubo; z. portatubo, il supporto, in adatto materiale isolante, che porta le prese alle quali fanno capo i reofori del circuito, e in cui vanno a impegnarsi le spine del tubo. 5. Con uso fig. sviluppatosi dal sign. 3 b, si è formata nel corso degli anni ’80 del Novecento nel linguaggio giornalistico, e diffusa poi anche in altri settori, l’espressione zoccolo duro per indicare la base di un partito, di un movimento, di un’istituzione, di un gruppo sociale o di altro apparato, che ne costituisce la parte più fedele e più resistente a possibili mutamenti ed evoluzioni o deviazioni. ◆ Dim. zoccolétto, zoccolino, quelli dei bambini, o per indicare calzatura più leggera, oppure come fascia di ornamento e protezione della parte inferiore delle pareti di ambienti interni; accr. zoccolóne; pegg. zoccolàccio.