zio
s. m. [dal gr. ϑεῖος, lat. tardo thius]. – 1. Il fratello del padre o della madre, rispetto ai nipoti (ma anche il marito della zia, cioè lo zio acquisito, così come la zia può essere la moglie dello zio, cioè la zia acquisita; il plur. gli zii può indicare lo zio e la zia in quanto marito e moglie, o avere un senso collettivo più ampio): lo z. era tutto il ritratto del babbo; fu allevato dagli zii; Giungeva lo Zio, signore virtuoso, di molto riguardo ... Giungeva la Zia, ben degna consorte, molto dabbene (Gozzano); il conte z., personaggio dei Promessi Sposi. Specificando, davanti al nome: lo z. Luigi, gli z. Rossi; z. paterno, z. materno, determinando se da parte di padre o di madre; non com., z. vecchio (ant. anche z. grande), il prozio; in qualche regione, z. cugino, z. cugina, il cugino o la cugina del padre o della madre; lo z. d’America, lo zio emigrato in America, da cui si ha o si spera di avere una grossa eredità (la locuz. ha anche un uso fig., per indicare in genere un parente che, emigrato all’estero, per lo più oltre Oceano, vi ha costruito una solida fortuna o ha raggiunto una posizione di grande prestigio, dalle quali si attende di avere, quando che sia, qualche vantaggio). 2. In alcune regioni, spec. meridionali, vive anche come titolo, rispettosamente familiare, che si dà a persone anziane (ma se c’è molta differenza di età, piuttosto nonno) o ai preti; in questi casi spesso si tronca in zi’ (in origine, propriam., accorciamento di sire): lo zio Crocifisso, personaggio dei Malavoglia del Verga; lo zi’ prete. 3. In varî usi scherz.: z. Sam, nomignolo dato alla personificazione del governo degli Stati Uniti, traduz. di uncle Sam; tosc., lo zi’ Bèppe (o zibèppe), il deretano; napol. e roman., lo zi’ Pèppe (o zipèppe), il vaso da notte; come esclam., per zio!, travestimento eufemistico di per Dio o perdìo. ◆ Dim. e vezz. zïétto, meno com. zïino, zïùccio; accr., non com., zïóne.