zappa
s. f. [lat. pop. sappa, di etimo ignoto]. – 1. a. Attrezzo agricolo manuale costituito, per lo più, da una lama tozza e larga, trapezoidale o triangolare, simmetrica e posta quasi perpendicolarmente rispetto al manico di legno, il quale è alloggiato e fissato a un occhio di cui essa è munita; è atta a tagliare e spianare le zolle e a livellare il terreno, a fare solchi e fossetti, ecc.; per terreni sassosi o per piccoli lavori attorno a piante coltivate sono anche usate zappe a bidente o a tridente; soppiantata dalle zappatrici meccaniche, il suo uso è ristretto a lavori di dettaglio in piccole superfici, e di giardinaggio. b. Com. l’espressione fig. darsi (o tirarsi) la z. sui piedi, nuocere a sé stesso, soprattutto contraddicendosi involontariamente, o portando, senza accorgersene, argomenti che si risolvono a proprio svantaggio: ma chi doveva incolpare se non lei? La z. sui piedi non se l’era tirata da sé? E allora doveva cercar di levarsela al più presto (Giovanni Testori). c. fig. Nel gergo giovanile, persona incapace o ignorante (v. zappaterra): in matematica è proprio una zappa. 2. Nel linguaggio milit., bassa e stretta trincea che gli zappatori scavano in vicinanza delle opere fortificate del nemico durante le operazioni d’assedio. 3. Rete usata nella provincia di Torino per la pesca delle lamprede. ◆ Dim. zappétta (v.) e zappettina, zappétto m., zappina, e più com. zappino m.; accr. zappóna, e più com. zappóne m. (questo anche con un sign. partic.: v. zappone).