vuotare
v. tr. e intr. pron. [der. di vuoto] (io vuòto, ecc.; il dittongo mobile tende a mantenersi anche fuori d’accento per evitare l’ambiguità con votare2 «offrire in voto, dare il proprio voto», e comunque oggi le forme con vo- sono disusate nell’uso parlato, fuorché in Toscana, e molto rare anche nella scrittura). – 1. tr. Rendere vuoto, privare un recipiente o un ambiente qualsiasi del suo contenuto: v. la brocca, il catino, il pozzo, la scodella, la botte; in fisica, v. un recipiente, asportare i gas e i vapori in esso contenuti per raggiungere il grado di vuoto desiderato; v. la valigia, un baule, un cassetto; v. la cassaforte; v. la stanza, la bottega; con un compl. che determina il contenuto: v. il magazzino di tutta la merce. In usi estens. e fig., v. il bicchiere, il fiasco, bere tutto il liquido che vi è contenuto (si è vuotato un’intera bottiglia di vino); v. le tasche, la borsa a qualcuno, farsi dare o obbligare a spendere tutto il denaro (non andare in quel ristorante, che ti vuotano le tasche); v. la casa, svaligiarla; v. il sacco, dire quanto si ha nell’animo per sfogarsi, o raccontare tutto quello che si sa intorno a cosa che dovrebbe tenersi segreta (v. sacco, n. 1 b). 2. intr. pron. Restare vuoto, privo di contenuto: a questo modo la cisterna si vuoterà rapidamente; iperb.: durante il mese d’agosto la città si vuota, vi rimangono poche persone, si spopola; anche fig.: il suo discorso si è vuotato così d’ogni significato (ma in senso fig. è più usato l’intens. svuotare).