vomitare
v. tr. e intr. [dal lat. vomitare, der. di vomĕre attrav. il part. pass. vomĭtus] (io vòmito, ecc.; come intr., aus. avere). – 1. Espellere dalla bocca, in modo rapido e forzato, il contenuto gastrico (v. vomito): v. il pranzo, la cena; ha vomitato tutto quello che aveva mangiato; v. muco, sangue, succhi gastrici; fam., v. l’anima, abbondantemente e con violenti conati. Con uso assol.: mi viene da v.; dopo aver vomitato, si è sentito meglio; il mare era in tempesta, e ho vomitato per tutto il viaggio; con valore iperb. e fig., per indicare profondo disgusto e repulsione: uno spettacolo così volgare da far v.; al solo vedere quello squallido individuo mi viene da vomitare. Emettere con violenza e in grande abbondanza: il cratere del vulcano vomitava cenere e lapilli infuocati; un mostro leggendario che vomitava fuoco dalla bocca. 2. fig. Dire, proferire con violenza e in grande quantità: v. bestemmie, imprecazioni; v. veleno su o contro qualcuno, esprimere giudizî molto malevoli nei suoi confronti; quando lo udì annunziare il suo proposito, gli vomitò sul viso un sacco di velenose ingiurie (Jovine). Con altro traslato, di gente che esca in massa molto numerosa e con movimento continuo da un luogo o da un mezzo di trasporto: il campo sportivo continuò per quasi un’ora a v. le migliaia di tifosi che avevano assistito alla partita; orde di turisti che giornalmente vengono vomitati dai treni e dai pull-man.