vocativo
agg. e s. m. [dal lat. vocativus, der. di vocare «chiamare», nell’espressione casus vocativus, traduz. del gr. κλητικὴ πτῶσις «caso usato nel chiamare»]. – In grammatica e in linguistica, caso v., o semplicem. vocativo s. m., caso della declinazione latina e greca, e anche di altre lingue indoeuropee, o comunque flessive, antiche e moderne, che esprime il chiamare, il richiamare o l’invocare, persone, divinità e altri esseri animati, o anche cose (non è propriam. un caso, in quanto manca generalmente di un morfema e di un rapporto sintattico specifico, e la sua funzione è spesso esplicata, spec. nel plur., dal nominativo): il v. di «amicus», in latino, è «amice»; πάτερ, in greco, è il v. di πατήρ «padre». Per estens., categoria, forma, funzione v., che esprime chiamata o appello, richiamo o invocazione; «o» vocativo, la particella che, in italiano e in altre lingue, esprime la funzione vocativa. ◆ Avv. vocativaménte, in funzione vocativa, per rivolgersi direttamente a qualcuno: «miss» è il titolo che in inglese si dà vocativamente a una donna non sposata.