virtu
virtù (ant. virtude o virtute, e anche vertù, vertude o vertute) s. f. [lat. virtus-ūtis «forza, coraggio», der. di vir «uomo»; il sign. moderno è dovuto principalmente al lat. cristiano]. – 1. a. Disposizione naturale a fuggire il male e fare il bene, perseguito questo come fine a sé stesso, fuori da ogni considerazione di premio o castigo; nella teologia cattolica, abito operativo per cui si vive rettamente: educare alla v.; amare, praticare, esercitare la v.; seguire la via della v. (opposta alla via del vizio); essere modello, esempio di v., un fiore di v.; E come fu creata, fu repleta Sì la sua mente di viva vertute Che, nella madre, lei fece profeta (Dante); con quel cor, che di sì chiaro ingegno, Di sì alta vertute il cielo alluma (Petrarca). Per metonimia, chi esercita la virtù: Virtù viva sprezziam, lodiamo estinta (Leopardi). b. Secondo l’oggetto a cui sono dirette possono distinguersi varie virtù, cioè varie disposizioni d’animo volte naturalmente al bene. La teologia cattolica distingue le virtù in v. intellettuali e v. morali: le prime perfezionano l’intelletto, le seconde orientano la volontà al bene; distingue inoltre v. naturali (o acquisite), cioè acquistate con l’esercizio di atti buoni, e v. infuse, che sono effetto dell’operazione di Dio nell’uomo. Nelle virtù infuse rientrano (secondo l’opinione della maggior parte dei teologi) sia le v. teologali, che hanno Dio per oggetto formale, sia le v. morali (distinte dalle virtù morali sopra ricordate), che hanno per oggetto formale qualcosa di distinto da Dio; le virtù teologali sono tre: fede, speranza, carità; tra le virtù morali le principali (v. cardinali) sono quattro: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Per la v. eroica, sempre nella teologia cattolica, v. eroico. Nell’uso com. si parla anche di v. civili, militari, domestiche, ecc.; e precisando con un compl.: la v. dell’onestà, della modestia, della carità, dell’umiltà, ecc. Per estens., di qualsiasi buona disposizione o qualità: la v. della discrezione, della rassegnazione, ecc.; fare di necessità v., frase prov., adattarsi alle necessità; una ragazza che ha molte v., molte buone qualità, molti pregi (e assol., riferito a donne, per indicarne la castità, la purezza, l’onestà: sulla v. di quella donna non c’è niente da obiettare; anche in tono scherz.: insidiare la v. di una ragazza); non ha la v. del tacere; E so legger di greco e di latino, E scrivo e scrivo, e ho molte altre virtù (Carducci). c. Nell’uso letter., con sign. più vicino a quello del lat. virtus, per indicare la forza consapevole e perseverante per cui l’individuo opera al conseguimento di un fine, resistendo alle avversità della fortuna: Vertù contra furore Prenderà l’arme, e fia ’l combatter corto (Petrarca); con particolare riferimento al valore militare: i Romani ... mai acquistarono terre con danari, mai feciono pace con danari, ma sempre con la virtù dell’armi (Machiavelli); [un Nume] nutrìa contro a’ Persi in Maratona ... La virtù greca e l’ira (Foscolo). 2. ant. o letter. Facoltà, capacità, potenza, soprattutto con riferimento a singole facoltà psichiche e intellettuali: v. visiva, auditiva; Innata v’è la virtù che consiglia (Dante), la ragione; Ma non può tutto la virtù che vuole (Dante), la volontà; fissi li occhi al sole oltre nostr’uso. Molto è licito là, che qui non lece A le nostre virtù (Dante); nel medesimo tempo si troveranno essere destituiti della naturale virtù immaginativa (Leopardi); è limitata all’uso ant. la locuz. in virtù, nel sign. di in potenza (cfr. virtuale): e in virtute Ne porta seco e l’umano e ’l divino (Dante). 3. a. Con sign. vicino a quello che ebbe la parola ἀρετή presso i Greci, capacità di compiere una determinata opera o funzione, possibilità di raggiungere un dato scopo: O isplendor di Dio ... Dammi virtù a dir com’io il vidi! (Dante); e riferito a cose: A cura delle quali infermità né consiglio di medico né virtù di medicina alcuna pareva che valesse (Boccaccio). In partic., con riferimento a erbe, acque e altri corpi o sostanze, proprietà attiva: un’acqua con v. medicinali; Né li giova a sanar sue piaghe acerbe Perch’e’ conosca la virtù dell’erbe (Poliziano). Con riferimento a poteri straordinarî: la v. di una formula magica; Egli aveva l’anello assai caro ... per alcuna vertù che stato gli era dato a intendere ch’egli avea (Boccaccio); quindi anche all’influsso esercitato dagli astri e dai cieli: questo cielo non ha altro dove Che la mente divina, in che s’accende L’amor che ’l volge e la virtù ch’ei piove (Dante). b. L’opera, il volere di Dio: la v. divina; la v. prima, Dio: l’anima prima Che la prima virtù creasse mai (Dante), l’anima di Adamo. c. ant. Miracolo, prodigio: fare virtù. d. Di uso com. le locuz. in v. di, per v. di, in forza di, per merito di, per opera di, grazie a: in v. della legge ..., a norma di tale legge; fu vinto per v. d’incantesimo; per v. (o per opera e v.) dello Spirito Santo, in grazia di un suo miracoloso intervento (e, in contesti di tono iron. o scherz., in modo inspiegabile, in riferimento al concepimento di Gesù nel ventre di Maria Vergine). 4. Al plur., le Virtù (o Virtudi), nella scala gerarchica discendente degli ordini angelici, secondo la distinzione dello Pseudo-Dionigi, gli angeli che costituiscono il secondo coro della seconda gerarchia, dopo le Dominazioni, e prima delle Potestà: In essa gerarchia son l’altre dee: Prima Dominazioni e poi Virtudi (Dante).