vinaccia
vinàccia s. f. [lat. vinacea e vinacia, dall’agg. vinaceus «del vino o dell’uva» (cfr. anche vinaceum «vinacciolo»), der. di vinum «vino»] (pl. -ce). – Residuo della prima lavorazione dell’uva, formato da graspi, bucce, vinaccioli, con quantità diverse di mosto o di vino (la parola è usata per lo più al plur., vinacce: grappa, acquavite di vinacce): v. vergini, provenienti da uve appena pigiate, contenenti mosto; v. lavate, che sono state sottoposte a estrazione di vinelli con acqua; v. fermentate, ottenute da uve già fermentate; sottoposte a torchiatura forniscono il cosiddetto vino torchiato e un nuovo residuo, il cui contenuto alcolico viene recuperato per distillazione mentre la parte solida viene usata come foraggio, come concime, per ricavarne cremotartaro. Per estens. si dicono vinacce (o borlande) anche residui di distillazione alcolica di altri mosti alcolici.