vigore
vigóre s. m. [dal lat. vigor -oris, der. di vigēre: v. vigere]. – 1. Capacità di vivere e di svilupparsi propria dell’organismo animale o vegetale: un uomo ancora nel pieno del suo v.; dopo la pioggia le piante hanno ripreso v.; per estens., fertilità: il concime dà v. al terreno. 2. a. Forza vitale posseduta dall’organismo umano quando è sano e robusto, e riveli con esuberanza la propria energia: il v. della giovinezza; è ormai anziano, ma ha il v. di un giovane; perdere v.; riprendere, acquistare v.; dopo la malattia non ha più il v. di prima; cibo, bevanda che dà vigore. Anche con riferimento ad animali e più raram. a piante: un cane da caccia, un cavallo da corsa nel pieno del suo v.; questa azalea ha ormai perso il v., o sta riprendendo vigore. In senso fig., con riferimento a capacità, doti, qualità intellettuali o psichiche: il v. della mente, dell’ingegno; essere nel pieno v. delle proprie forze creative. b. estens. e fig. Energia, risolutezza: protestare, reagire con v.; forza espressiva: il v. stilistico di uno scrittore; il v. di un’esecuzione musicale; efficacia: Quelle pietose rime ... Ebben tanto vigor nel mio conspetto Che ratto a questa penna la man porsi (Petrarca); spicco, risalto: il v. di un colore, di una tinta. 3. Validità, piena efficacia legale: Sofronia, per consentimento degl’iddii e per vigor delle leggi umane ... è mia (Boccaccio). Si usa soprattutto nelle locuz. entrare, andare, essere, rimanere in vigore: una legge che non è più in v.; il regolamento in v. non consente ..., le norme in v. vietano ...; la disposizione andrà in v. con l’inizio dell’anno venturo.