vice-
[dal lat. vice, caso abl. del nome difettivo vicis «vicenda» (v. vece), usato già nel lat. tardo per la formazione di alcuni composti indicanti funzioni vicarie]. – Che è, che sta in vece di, che fa le funzioni di. Si premette come primo elemento a nomi di carica o ufficio, per indicare o la persona che fa le veci del titolare, che lo sostituisce cioè, o può sostituirlo, nelle sue funzioni in caso di assenza o d’impedimento (per es., vicecomandante, vicepreside, vicesindaco, viceré, ecc.), o persona di grado immediatamente inferiore (per es., viceammiraglio, viceconsole, vicesegretario, ecc.). Nella seconda accezione equivale perciò al prefisso sotto usato con le medesime funzioni, e con esso talvolta si sostituisce. La grafia staccata (vice brigadiere, vice comandante, vice pretore, ecc.) tende a scomparire ma è ancora abbastanza frequente. Talora, nell’uso corrente e fam., il secondo elemento viene sottinteso per brevità, e vice viene adoperato come s. m. e f.: c’è il vice?, sono io la sua vice; volendolo battezzare, proprio Lorina lo portò alla fonte, sul calesse, fino a Badia a Settimo dove don Berto era vice [cioè viceparroco] (Pratolini). Vice è anche usato come firma di recensioni su quotidiani e settimanali di film, spettacoli teatrali e mostre d’arte, redatte non dal titolare della rubrica ma da un suo sostituto. ◆ Poiché i composti con questo prefisso costituiscono una serie sempre aperta e perciò illimitata, si registrano qui di seguito soltanto i più comuni.