vernice
s. f. [lat. tardo veronīce «resina, albero resinoso» (lat. mediev. vernica, vernicium), dal gr. βερενίκη, βερονίκη e anche βερνίκη, βερενίκιον, che prob. derivano da una delle antiche città di nome Berenice, gr. Βερενίκη]. – 1. Materiale formato da sostanze diverse (olî siccativi, resine naturali e sintetiche, derivati cellulosici, bitume) disciolte in opportuni solventi, con aggiunta o meno di diluenti, plastificanti, pigmenti e coloranti e, a seconda dei casi, agenti ispessenti, fluidificanti, bagnanti, ecc., capace di formare, sopra una superficie su cui venga opportunamente disteso, una sottile pellicola (film) avente particolari proprietà di durezza, aderenza, lucentezza, impermeabilità, flessibilità. Si distinguono, a seconda dei componenti, v. pigmentate (o pitture), quelle che contengono pigmenti, e v. propriamente dette, le altre, trasparenti; a seconda della natura della sostanza filmogena, v. grasse, a base di olî siccativi, v. cellulosiche, sintetiche, bituminose; a seconda dei solventi, v. all’acqua, all’alcol (o allo spirito), alla trementina; in relazione all’uso, v. antiruggine, antivegetative, ignifughe (v. ai singoli aggettivi); nella tecnica pittorica, v. grasse, v. magre, secondo che si ottengano dalla liquefazione a fuoco di una resina o gommo-resina dura (per es., mastice, ambra) in olio siccativo o di una resina tenera in olio etereo; v. miste se il solvente è un miscuglio dei due citati. Secondo l’uso, si distinguono, tra le più importanti, le v. per mobili o da ebanisteria; le v. sottomarine, per proteggere dalla corrosione e dall’azione di organismi marini la parte immersa dello scafo metallico di navi e imbarcazioni; le v. per pelli, per carte, ecc. 2. estens. a. V. molle, tecnica d’incisione calcografica (in uso dalla fine dell’Ottocento soprattutto come mezzo per integrare altre tecniche), che consiste nello stendere su una lastra di rame o di zinco una vernice nera da acquaforte, resa più molle con l’aggiunta, a bagnomaria, di una certa quantità di sego; una volta riscaldata leggermente la lastra, si provvede a coprirla con un foglio di carta seta o altra carta leggermente granulata sulla quale è riportato il disegno: a seconda che nel ripassarlo con una punta o nel tracciarlo direttamente si eserciti una pressione più o meno forte, la vernice aderisce più o meno al verso della carta, lasciando scoperto il metallo in corrispondenza delle parti decalcate, con una imprimitura più sgranata e morbida rispetto all’acquaforte e al bulino; si procede poi all’acidificazione e alla stampa. b. Pelle verniciata, copale, in espressioni come scarpe, stivali, borsa di vernice. c. Belletto, cosmetico pesante e vistoso, soprattutto in usi scherz.: credi di essere più bella con tutta quella v. sul viso? d. Strato sottile, patina di copertura e di rivestimento. In partic., in geomorfologia, v. del deserto, patina lucida rosso-bruna che si origina, in ambiente desertico, sulle superfici rocciose come fenomeno di levigatura e di abrasione per la corrosione eolica, e anche per l’affiorare di ossidi metallici; in ostetricia, v. caseosa, strato di materiale sebaceo, commisto a cellule epiteliali, desquamate, che durante la vita endouterina si deposita sulla superficie cutanea del feto. 3. fig. Apparenza superficiale: ha qualche v. di educazione ma in fondo è un villano; ha modi signorili, talvolta, ma è solo una vernice. 4. Vernissage (v.). ◆ Dim. vernicétta, in usi region. e fam., crema o lucido da scarpe: una scatola di vernicetta (da scarpe) nera.