verificazione
verificazióne s. f. [der. di verificare]. – Forma che concorre con verifica sia nel linguaggio com. sia in quello scient. e tecn., rispetto alla quale è ormai meno frequente e ha usi più elevati e limitati: v. (o più spesso verifica) dei pesi e delle misure, degli strumenti di misurazione, di uno strumento o di un apparato, di un contatore; bilancio di v. (o di verifica). Tuttavia verificazione è la forma esclusiva in tre espressioni del linguaggio giur. e filosofico: 1. In diritto: a. V. della scrittura privata, e istanza di v., istanza rivolta al giudice da chi, disconoscendo come propria e autentica una scrittura privata prodotta in giudizio dalla parte avversaria, chiede che sia verificata l’autenticità di quella scrittura con altre proprie (scritture di comparazione). b. V. dei registri dello stato civile, eseguita due volte all’anno dal pretore per accertare che i registri siano tenuti con regolarità e precisione. 2. Nella moderna filosofia della scienza, principio di v., o di verificabilità, principio di carattere epistemologico che, nella versione corrente, asserisce che un enunciato ha significato se e solo se è verificabile e che tale significato coincide con la procedura messa in atto per verificarlo. La formulazione di tale principio è dovuta ai filosofi neopositivisti del «Circolo di Vienna» che cercarono di fissare un criterio di significatività che distinguesse gli enunciati scientifici (verificabili e quindi dotati di significato) da quelli non scientifici o metafisici (non verificabili, privi di significato). A questa impostazione si oppose il filosofo K. R. Popper che, partendo dalla constatazione dell’impossibilità di confermare una teoria verificando tutte le sue implicazioni, propose invece un criterio di falsificabilità (v.) come caratteristica fondamentale delle asserzioni scientifiche.