verbo-visivo
agg. Che si avvale della parola e dell’immagine. ◆ Siccome invece [Hugo] Pratt è stato grande artista soprattutto in quanto narratore a fumetti (e se a qualcuno l’espressione può parere ancora riduttiva, «narratore verbo-visivo»), non è casuale che la mostra di Siena lo onori a dieci anni dalla sua morte, e che il saggio introduttivo del volume, di Thierry Thomas, se pure è intitolato agli acquarelli, sia in realtà una riflessione sull’arte di Pratt in generale, e in particolare su quel suo genio verbo-visivo per cui si è incapaci di distinguere il disegno dalla scrittura (nelle storie di Pratt «c’è una sola linea»). (Umberto Eco, Repubblica, 7 agosto 2005, p. 36, La Domenica di Repubblica) • L’associazione verbo-visiva ricorda del resto i codici pubblicitari, come confermano alcuni lavori precedenti con una parata di poster. Perché in fondo siamo un po’ tutti figli di quella cultura massmediale che la Pop art aveva portato a diversa visibilità. (Antonella Marino, Repubblica, 21 gennaio 2006, Bari, p. X).
Composto dal confisso verbo- (ricavato dall’agg. verbale) aggiunto all’agg. visivo.
Già attestato nella Repubblica del 21 febbraio 2000, p. 36, Cultura.
V. anche verbo-visuale.