vento
vènto s. m. [lat. vĕntus; le accezioni del sign. 4 dallo spagn. viento]. – 1. a. In meteorologia, movimento di masse d’aria atmosferica che avviene orizzontalmente, da una zona di alta pressione a una di bassa pressione (se lo spostamento avviene verticalmente si parla di movimento convettivo o di corrente verticale). Suoi caratteri essenziali sono la direzione, influenzata dalla forza deviatrice dovuta alla rotazione terrestre, dalle irregolarità del suolo e dall’attrito (interno e al suolo), determinata con l’anemometro e indicata con i simboli dei punti cardinali dell’ottante relativo (v. di N, di NE, ecc.); l’intensità o la forza (corrispondente alle velocità, proporzionale al gradiente di pressione e influenzata anche, come la direzione, da latitudine, altezza sul mare e natura del suolo), che si misura in metri al secondo (o, in pratica, in km all’ora o in nodi) con l’anemometro e si esprime con i termini della scala del v. o di Beaufort, usata internazionalmente (v. scala, n. 4) o con le locuzioni v. forte, teso, leggero, ecc. A seconda dell’andamento nel tempo, dell’ampiezza areale e di altre caratteristiche, si distinguono tra i tipi di vento più importanti: v. costante, che spira tutto l’anno nella medesima direzione e nel medesimo senso (alisei, venti polari, venti occidentali); v. periodico, che spira sempre nella stessa direzione, invertendo periodicamente il senso (monsoni, brezze); v. pulsante, che spira a intermittenza da una direzione costante; v. dominante o v. regnante, che, in una data località, è, rispettivamente, in media, il più intenso e il più frequente; v. locale, v. regionale, che non hanno nesso con la circolazione generale atmosferica ma sono tipici di territorî più o meno limitati (per es., la breva del lago di Como, la bora dell’Adriatico); v. di gradiente, quello determinato da differenze di pressione atmosferica e avente direzione perpendicolare alle isobare; v. anabatico, vento locale ascendente, come, per es., le brezze marine che risalgono le ripe montuose delle coste, le brezze di valle, ecc.; v. catabatico, costituito da aria fredda discendente per azione della gravità (per es., la bora); v. inferiore (o v. al suolo) e v. superiore (o d’alta quota), che scorre a quota prossima al suolo (fino ai 1000 m di altezza) o, rispettivamente, oltre tale altezza; v. laminare, generalmente di alta quota, nel quale vi è scorrimento di aria per filetti paralleli; v. turbolento, generalmente di bassa quota, che presenta variazioni continue sia di direzione sia di intensità, principalmente a causa della configurazione del suolo. Per v. ciclonico, anticiclonico, ciclostrofico, geostrofico, ecc., v. ai singoli aggettivi. b. Locuz. varie del linguaggio com. (e in parte anche tecnico) di uso più frequente: v. caldo, gelido, umido, secco; un v. che taglia la faccia, che mozza il respiro; l’impeto, la furia del v.; un alito, un soffio, un buffo, una folata di v.; bava di v., nodo o groppo di v., raffiche di v.; un colpo di v., salto di v., ecc. (v. sotto i singoli sostantivi); vento di sabbia, sinon. di tempesta di sabbia (v. tempesta); v. di terra, di mare, che proviene da terra, dal mare; rosa dei v., configurazione circolare delle varie direzioni da cui spirano i venti; ha generalmente la forma di una stella a 16 o 32 punte, sovrapposte le une alle altre come i petali d’una rosa, donde il nome. Il re o il dio dei v., nella mitologia classica, Eolo; nell’uso poet., il regno dei v., il mare, l’oceano: Felice te che il regno ampio de’ venti, Ippolito, a’ tuoi verdi anni correvi! (Foscolo). Locuz. più frequenti con verbi: s’è alzato il v.; il v. spira, soffia, tira, fischia, sibila (e analogam. il fischio, il sibilo del v.); lo scatenarsi dei v.; il v. si calma, si placa, cala, cade, cessa; è cambiato, è mutato il v. (cioè la direzione del vento); zona battuta dal v.; Viene il v. recando il suon dell’ora (Leopardi). Con riguardo a chi o a ciò che riceve il vento: camminare col v. in faccia, col v. di schiena; nel linguaggio venatorio, prendere vento, detto del cane da caccia che nella cerca della selvaggina tende ad avere il vento favorevole cambiando direzione col cambiare di quello; di alcuni uccelli con timoniere lunghe si dice che prendono vento cercando di volare contro di esso, mentre di altri a timoniere corte, come la quaglia, che si appoggiano sul v. quando volano tangenzialmente alla direzione di questo e migrano quando esso spira nella stessa direzione del passo. Altre frasi e locuz. relative ai varî effetti del vento: il v. sbatteva l’uscio, le finestre; il v. spense la candela; barca in balìa del v.; rami, foglie che stormiscono al v.; foglie portate dal v.; spiegare le bandiere al v.; correre con le chiome, con i capelli al v.; i bersaglieri con le piume al v.; fam., qual buon v. ti (o vi) porta, ti (o vi) manda?, anche ellitticamente, qual buon v.?, vedendo arrivare persona inaspettata o che da lungo tempo non s’era fatta vedere. Denominazioni specifiche: mulino a vento, che funziona sfruttando la forza del vento, mediante l’impiego di un aeromotore; motore a v., o aeromotore, dispositivo meccanico che serve a utilizzare l’energia cinetica del vento trasformandola in energia meccanica; torcia a v., che resiste senza spegnersi allo spirare del vento; giacca a v., v. giacca. Con varî usi fig., nel linguaggio com. (e per alcuni usi in quello letter. e poet.): chi semina v. raccoglie tempesta (prov.), chi agisce male riceve peggio; gridare, spargere a tutti i (o ai quattro) v., divulgare una notizia, fare conoscere a tutti ciò che dovrebbe rimanere segreto (l’espressione quattro venti per indicare i 4 punti cardinali è già in Matteo 24, 31: et congregabunt electos eius a quattuor ventis, gr. καὶ ἐπισυνάξουσιν τοὺς ἐκλεκτοὺς αὐτοῦ ἐκ τῶν τεσσάρων ἀνέμων); lottare, prendersela con i mulini a vento, combattere battaglie inesistenti, come accadeva a don Chisciotte (v. mulino, n. 1 c); sperdano i venti Ogni augurio infelice (Parini). Per indicare inutilità, opera vana: parlare al v., inutilmente, senza essere ascoltato; parole al v., fatiche gettate al v., sprecate. Come simbolo di velocità: veloce come il v.; corse via, fuggì, volò come il v.; sparì portato via dal v. (o sulle ali del v.). In frasi allusive a volubilità, a incostanza: [la donna] sempre è più leggier ch’al v. foglia, E mille volte el dì vuole e disvuole (Poliziano); La donna è mobile Qual piuma al v. (noti versi di un’aria del Rigoletto musicato da G. Verdi); girare con il v., voltarsi a tutti i v., regolarsi secondo il v. che tira; essere come una banderuola, che si volta a tutti i v.; essere come una canna (o una piuma) al vento. Vento di fronda, spirito e atteggiamento di ribellione e di opposizione sistematica, che si esplica per lo più in modo coperto, nella vita pubblica o in seno a istituzioni (v. fronda2). c. Nel linguaggio marin., in locuzioni e usi varî (che in parte sono anche passati nell’uso com. o letter.): sciogliere, spiegare le vele al v. o ai v., salpare (e in senso fig., partire, dare inizio, ecc.); navigare secondo il v.; essere, stare, trovarsi, mettersi sotto vento o sopra v., v. le forme graficamente unite, più com., sottovento e sopravvento; navigare, procedere, andare col v. in poppa (anche in senso fig., andare molto bene, nel migliore dei modi); guadagnare, portarsi, risalire al v., e stringere il v., con riferimento a navi e imbarcazioni a vela, procedere bordeggiando in direzione contraria al vento (nell’uso com., anche in senso fig., andare contro vento); presentarsi al v., orientare la nave con la prora in direzione del vento (la nave presenta al v.), come avviene automaticamente quando la nave è alla fonda, a ruota, e non vi è corrente; venire al v., lo stesso che orzare. Locuz. e denominazioni specifiche: il v. rifiuta o scarseggia, quando gira verso prora, cioè nella direzione meno favorevole; il v. ridonda, nel caso contrario, quando gira verso poppa; il v. rinfresca, aumenta d’intensità; angolo del v. bussola, del v. geografico, del v. di prora, gli angoli formati con la direzione orizzontale di provenienza del vento rispettivam. dal nord magnetico e geografico della bussola e dalla direzione della prua; vento di prora, o di prua, quando spira dritto da prua; v. di bolina e di buon braccio, quando fa un angolo con la prora di 45°-67° e rispettivam. di 75°-80°; v. al traverso o a mezza nave, perpendicolare alla chiglia; v. largo, a 45° a poppavia dal traverso; v. a gran losco o al giardinetto, quando spira in direzione dell’anca di poppa, circa 70° dal traverso; v. in fil di ruota, dritto da poppa. 2. estens. e fig. a. Aria, e soprattutto aria smossa o che può muoversi o essere messa in movimento: smettila di aprire e chiudere la porta, mi fai vento; farsi vento, con un ventaglio o con altri oggetti; il v. prodotto da un ventilatore, la corrente, il flusso d’aria. b. Sinon. eufemistico, meno volg., di scoreggia o peto: fare un v., un piccolo vento. c. Aria, come simbolo di inconsistenza, di mancanza di realtà o di valore, di vanità: restare con le mani piene di vento, senza avere raggiunto alcun risultato concreto, deluso; campare di vento, mangiare poco o nulla; pascere, pascersi di vento, di chiacchiere, di parole inutili; un individuo gonfio, o pieno, di vento, vanitoso e borioso. Nel linguaggio di banca, protesto al v., quando nella cambiale che va in protesto non sono sufficientemente chiarite le indicazioni necessarie all’identificazione del debitore. d. Condizione, situazione che costituisce un preannuncio, un segnale premonitore e minaccioso di gravi fatti imminenti (cfr. aria negli usi fig. del n. 4), soprattutto nella locuz. venti di guerra (diffusa dal titolo di uno sceneggiato americano del 1983 del regista Dan Curtis, in ingl. The winds of war, trasmesso in Italia da una rete televisiva nel 1985): spiravano allora v. di guerra su gran parte dell’Europa. L’espressione venti di ... ha avuto qualche fortuna nel linguaggio giornalistico, dove s’incontra talora adoperata anche con usi estens. (ci sono v. di crisi; spiravano v. di una sommossa popolare, e sim.). 3. Usi e sign. scient. o tecn. specifici: a. L’aria calda che, nell’altoforno, viene insufflata dal basso da appositi ugelli alla pressione di 2-3 atm, nella zona tra la sacca e il crogiolo (zona del vento). b. In elettrologia, il flusso d’aria ionizzata che promana da conduttori appuntiti, elettricamente carichi. c. In astrofisica, v. solare, il flusso di particelle ionizzate emesso continuamente dalle regioni della corona solare in espansione, nelle quali la velocità di agitazione termica delle particelle raggiunge la velocità di fuga: è costituito principalmente da elettroni, protoni e, in una piccola percentuale, da nuclei di elio, ed è presente nello spazio interplanetario fino a distanze di circa 30 U.A. (unità astronomiche), dove si confonde con la materia interstellare; nello spazio circumterrestre fluisce con una velocità media di 500 km al secondo. Analogam., v. stellare, flusso continuo di materia proveniente da stelle la cui atmosfera, non in equilibrio idrostatico, si trova in uno stato di espansione idrodinamica. d. Galleria del v. o aerodinamica, nelle miniere, v. galleria, n. 3. e. Nelle antiche armi da fuoco ad avancarica, la differenza di diametro esistente tra il proiettile e l’anima, per cui i gas di combustione sfuggivano, tra proiettile e anima, durante il tiro. 4. a. In marina, nome dato alle manovre (cime) fisse o correnti che servono a tenere orientata una qualsiasi asta sporgente (bompresso, picco di carico, asta di posta, ecc.), o per fissare solidamente oggetti verticali come fumaioli, colonne, maniche a vento, ecc. b. Nelle costruzioni civili, ogni elemento strutturale capace di resistere solo a trazione (in generale si tratta di una fune): i venti sono impiegati per stabilizzare strutture di notevole altezza (antenne, torri tubolari, ecc.); le funzioni statiche dei venti sono perciò analoghe a quelle dei controventi, ma quest’ultima denominazione è particolarmente riservata a elementi irrigidenti che possano resistere a sforzi sia di trazione sia di compressione, e pertanto capaci di assorbire forze perturbatrici agenti indifferentemente in un senso o nell’opposto. c. In edilizia, porta a vento, porta la cui anta, essendo priva di battuta, si apre nei due sensi e ritorna automaticamente nella posizione di chiusura; è spesso utilizzata in luoghi di lavoro per agevolare il transito continuo da un ambiente all’altro, come per es. tra la cucina e la sala di ristoranti. 5. In arboricoltura, a seconda dell’altezza del tronco di un albero, si distinguono basso v. o basso fusto (fino a 1 m di altezza), mezzo v. o medio fusto (fra 1 m e 1,5 m) e pieno v. o alto fusto (se più alto di 1,5 m). ◆ Dim. venticèllo e non com. ventolino, vento o brezza leggera; pegg. ventàccio, vento forte e noioso.