vapore
vapóre s. m. [lat. vapor -ōris «esalazione»]. – 1. a. Lo stato gassoso di una sostanza; più propriam., si parla di vapore quando la temperatura a cui si trova la fase gassosa è inferiore alla temperatura critica (in caso contrario si parla di gas), per cui tale fase può coesistere in situazione di equilibrio con la fase liquida e, a temperature più basse, anche con la fase solida: v. d’etere, di mercurio, di zolfo; si produce per evaporazione o per sublimazione nel caso, rispettivam., di una sostanza allo stato liquido o allo stato solido; v. saturo, vapore in condizioni di equilibrio con la fase liquida (o solida); pressione del v. saturo (o semplicem. tensione di v.), la pressione che esercita il vapore in condizioni di saturazione e che, a differenza di quanto avviene per i gas, non varia in seguito a processi di compressione o espansione (l’effetto dei quali è semplicem. quello di provocare il passaggio di parte della sostanza da una fase all’altra) ma cresce, in genere, con la temperatura; quando raggiunge un valore uguale a quello della pressione esterna, il liquido entra in ebollizione (quindi la temperatura di ebollizione è tanto più bassa quanto più bassa è la pressione esterna); v. insaturo (o non saturo), vapore in condizioni di pressione e temperatura tali da non poter coesistere in equilibrio con la fase liquida (si comporta, a differenza del vapore saturo, come un gas e la sua pressione diminuisce all’aumentare del volume); v. surriscaldato, vapore non saturo, ossia che si trova a temperatura superiore a quella che lo porterebbe alla saturazione e quindi alla condensazione; v. soprassaturo, vapore che si trova in condizioni di equilibrio instabile a una temperatura inferiore a quella che ne provocherebbe la condensazione, ma che non condensa perché sono assenti germi di condensazione. b. Nell’uso comune il termine viene spesso riferito al v. acqueo, ossia alla fase gassosa dell’acqua, come, in partic., nelle seguenti locuz.: cuocere al v., cuocere cibi senza immergerli nell’acqua, tenendoli in appositi cestelli sospesi in una pentola chiusa, in cui vengono investiti dal vapore prodotto da una certa quantità d’acqua in ebollizione; bagno di v., pratica idroterapica che comporta una breve permanenza in un ambiente reso molto caldo da vapore acqueo prodotto artificialmente o naturalmente da fenomeni geotermici. Il vapore acqueo è una delle sostanze più comunem. impiegate nei motori o macchine termiche (in partic. nelle grandi centrali termoelettriche, nelle centrali nucleari e nelle centrali geotermoelettriche) come fluido che viene riscaldato dalla combustione di un combustibile e il cui conseguente aumento di pressione viene sfruttato per produrre energia meccanica (da convertire, per es., in energia elettrica); per singoli componenti di tali impianti, quali caldaia a v., generatore di v., si vedano i rispettivi sostantivi. In partic., macchina a v., motore termico ideato dall’inventore scozz. J. Watt nella seconda metà del 18° secolo, nel corso di ricerche volte a migliorare il rendimento delle macchine, largamente diffuse sin dall’inizio del secolo, che sfruttavano l’azione su un pistone di una certa quantità di vapore soggetta a riscaldamenti e raffreddamenti successivi; la macchina di Watt è costituita essenzialmente da una caldaia, un cilindro munito di pistone e da organi di trasmissione del moto del pistone: l’immissione nel cilindro (alternativamente, nelle due zone separate dal pistone) del vapore proveniente dalla caldaia e la sua successiva espansione provocano il moto alternativo del pistone stesso (che quindi compie lavoro). L’utilizzazione della macchina a vapore, soggetta a continui perfezionamenti, raggiunse il suo massimo sviluppo nel 19° secolo, e contrassegnò la prima rivoluzione industriale, consentendo la disponibilità di una fonte energetica svincolata da condizioni geografiche locali (legate, per esempio, alla presenza di corsi d’acqua, tradizionalmente utilizzati come forza motrice) e quindi lo sviluppo nei grandi centri urbani della fabbrica moderna, basata sull’uso di macchinarî azionati da un motore centralizzato; altrettanto ricca di conseguenze fu la sua utilizzazione per la propulsione dei mezzi di trasporto, con l’invenzione della ferrovia e delle navi a vapore: locomotiva a v.; piroscafo a v., detto anche comunem. vapore, come nelle frasi: arrivare o partire con il v.; si vedeva in lontananza il fumo di un v.; il fischio del v.; con riferimento soprattutto alle locomotive, la locuz. a tutto v., per lo più in senso fig. e scherz., a tutta velocità, con grande celerità. 2. Nel linguaggio com., e anche letter., la parola, spesso usata al plur., assume un sign. più esteso: a. Il fumo più o meno denso, che, per es., fuoriesce da una pentola posta su un fornello o da una locomotiva (in tal caso il termine è usato impropriam., essendo il fumo costituito in realtà da minuscole goccioline di liquido, prodotte per condensazione del vapore venuto a contatto con l’aria più fredda). Anche, quindi, la nebbia: sopra il lago, si vedeva una cortina di v. spessi; qual, sorpreso dal mattino, Per li grossi vapor Marte rosseggia (Dante); un po’ di vapori, di nebbia ogni mattina, poi un sole dorato (Pavese). Talora, equivale a fumo, ottenuto per combustione o per altri processi chimici: il v. dell’incenso. b. Esalazione, emanazione, anche non visibile: v. mefitici, miasmatici; i v. che si sprigionano dalle paludi. c. Con valore affine ai precedenti, vapori del vino, dell’alcol (ma più com. fumi), gli effetti che produce al cervello (come se dallo stomaco si levassero verso l’alto le esalazioni dell’alcol). Nel passato, si chiamavano vapori anche le vampe di calore che si alzano o sembrano alzarsi verso la testa, producendo stati varî di malessere. 3. poet. a. Stella cadente: Vapori accesi non vid’io sì tosto Di prima notte mai fender sereno (Dante); Così e [=i] vapor pel bel seren giù scendono, Che paion stelle mentre l’aer fendono (Poliziano). Nell’es. dantesco, però, la parola non è d’interpretazione sicura e può anche significare lampeggiamenti che solchino le nuvole al tramonto. b. Fiamma: ei provide a scalpitar lo suolo Con le sue schiere, acciò che lo vapore Mei si stingeva, mentre ch’era solo (Dante); in senso fig., lo stesso Dante chiama v. trionfanti le anime dei beati, che si presentano come lumi o fiamme, formanti il trionfo di Cristo: In sù vid’io così l’etera addorno Farsi e fioccar di vapor trïunfanti. Ancora in Dante, col sign. di emanazione, ma in senso fig.: Laudato sia ’l tuo nome e ’l tuo valore Da ogne creatura, com’è degno Di render grazie al tuo dolce vapore, cioè alla Sapienza, oppure all’Amore (e quindi allo Spirito Santo) che spira da Dio, o dal Padre e dal Figlio. 4. Punto vapore, punto di ricamo adatto a ricoprire disegni già tracciati sul tessuto e consistente in una piccola spirale ottenuta con cotone da ricamo avvolto intorno all’ago in tanti giri quanti saranno ogni volta necessarî a coprire la lunghezza di ogni singolo tratto del tracciato. ◆ Dim. vaporétto, vaporino, anche con sign. partic. (v. le due voci).