vantaggio
vantàggio s. m. [dal fr. ant. avantage, der. del lat. tardo abante «avanti»; cfr. la forma ital. ant. av(v)antaggio]. – 1. Posizione di superiorità, condizione favorevole che uno ha, con proprio giovamento, rispetto a un altro o ad altri con cui sussiste una gara o un confronto: sono due atleti di uguale livello, ma lui ha sull’altro il v. della statura più alta; ha su di me il v. di una memoria di ferro; di fronte agli altri aspiranti ha il v. di una lunga pratica d’ufficio. Più genericam., condizione di favore, prerogativa, ecc.: è un grande v. quello di conoscere le lingue straniere; questi sono i v. dell’età; i v. di essere il direttore; i v. e gli svantaggi di essere scapolo. 2. La distanza o l’intervallo di tempo che intercorre fra una persona o un veicolo in movimento e un’altra persona o un veicolo che segua o insegua: i rapinatori avevano ormai una ventina di chilometri (oppure più di un quarto d’ora) di v. sui loro inseguitori. Nello sport, distacco commisurato secondo lo spazio, il tempo o il punteggio che un concorrente, o una squadra, nel corso di una gara o in una classifica, ha acquistato sopra un altro: è arrivato per primo al traguardo con un v. di un minuto (oppure con un minuto di v.) sul gruppo; la squadra capolista ha un v. di cinque punti sulla seconda in classifica. In gare di corsa, abbuono di distanza o di tempo concesso alla partenza ai concorrenti meno forti, per equilibrare i valori dei competitori: dare cinquanta metri, dare trenta secondi di v.; gara (o corsa) a vantaggi, lo stesso che handicap. Analogam., in altri giochi, dare, accordare 2, 3, 10 punti di v. all’avversario; nel gioco degli scacchi, v. di un pedone, v. di una torre, v. di posizione (v. posizione, n. 1 b), v. del tratto (cioè della prima mossa in una partita), ecc. Negli incontri di calcio, regola del v., la norma in base alla quale l’arbitro può non rilevare il fallo subìto da un giocatore quando questo, o un suo compagno di squadra, abbia mantenuto il possesso della palla. Nel tennis, v. alla battuta e v. alla rimessa: il primo è il punto ottenuto dopo i 40 pari dal giocatore che effettua il servizio; il secondo è il punto conquistato dopo i 40 pari dal giocatore che ribatte (per vincere occorrono due vantaggi consecutivi); v. pari, situazione di parità tra i due giocatori o, nel caso di doppio, tra le due coppie, dopo che sia stato realizzato un 40 pari. Nel polo, v. nazionale, la graduatoria dei giocatori che viene pubblicata in primavera e in autunno. 3. a. Profitto, utilità, beneficio: abitando all’ultimo piano, si ha più caldo e freddo, ma in compenso c’è il v. (o si ha il v.) di una bella vista; puoi arrivare in ufficio all’ora che vuoi, e questo è certo un bel v.; ricavare, trarre v. da qualche cosa; ho provato a cambiare tipo di cura, ma non ci trovo nessun v.; è un posto che dà, che offre molti v.; il contratto è tutto a tuo v.; la differenza di prezzo va tutta a v. del concessionario. In grammatica, complemento di vantaggio, il compl. d’interesse quando è costituito dalla persona (o cosa, istituzione, ecc.) a vantaggio della quale torna l’azione espressa dal verbo; corrisponde a quello che nella grammatica latina è anche detto dativo di comodo. b. ant. Sconto, in acquisti o altre operazioni economiche: pagando in contanti, si ha il v. del cinque per cento. c. tosc. Quel tanto di più che il venditore aggiunge sul giusto peso, sulla misura esatta; giunta, contentino: il macellaio mi ha dato questa fetta di carne per v., o di vantaggio. d. Con sign. più ampio, sempre nell’uso tosc., la locuz. di vantaggio, di più, in più: ne ho presi cinquanta grammi di v.; ho accettato quello che mi ha voluto dare, senza chiedergli altro di vantaggio. Anticam. anche con altro senso: non era buono essemplio al mondo che li suoi pari andassino per loro vivere cercando le cose di vantaggio (Sacchetti), le cose migliori, quelle che valgono di più; di gran v., come locuz. avv., largamente, abbondantemente: una saettia comperarono e quella segretamente armarono di gran v. (Boccaccio). 4. Sign. e usi scient. e tecnici: a. In una macchina semplice, v. meccanico (o anche assol. vantaggio), il rapporto tra forza attiva (detta anche potenza) e forza resistente (detta anche resistenza). b. In calzoleria, striscia di pelle messa di rinforzo nelle scarpe rotte, vicino alla suola. c. Nell’arte tipografica tradizionale, attrezzo costituito da una lastra di legno o metallica, piana e rettangolare con bordi rilevati su due lati adiacenti, che serve per collocarvi in ordine le righe, a mano a mano che vengono composte, per formare pacchetti che poi vengono legati con lo spago prima di toglierli dal supporto. Le dimensioni variano secondo i lavori; i grandi vantaggi si chiamano balestre. d. Nella fabbricazione delle casse dei fucili, uno dei parametri che determinano le proporzioni del calcio (insieme con la piega e la lunghezza): misura lo spostamento dell’asse del calcio dal piano verticale di simmetria dell’arma, e facilita avvicinandola la sovrapposizione della linea di mira alla linea occhi-bersaglio (è soprattutto importante per fucili da caccia o da tiro con canna ad anima liscia usati per abbattere bersagli mobili). ◆ Dim. vantaggino, piccolo vantaggio, lieve vantaggio; in partic., nell’uso tosc., con i sign. 3 c e 4 b.